Sud, ecco perché chi prende il reddito non fa gola alle imprese

Sud, ecco perché chi prende il reddito non fa gola alle imprese
di Francesco Pacifico\
Mercoledì 30 Gennaio 2019, 10:00
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L'incentivo alle imprese per assumere al Sud è molto allettante: può raggiungere oltre 11mila euro in un anno, sommando lo sgravio contributivo e un credito d'imposta pari alla parte di reddito di cittadinanza non spesa per il disoccupato (fino a cinque mensilità) girate alle aziende, che reclutano tra i beneficiari del sussidio. Ma prima bisognerà fare i conti con due limiti del mercato del lavoro del Mezzogiorno. Il «mismatch», ovvero la mancata corrispondenza tra domanda e offerta: sotto il Liri-Garigliano le imprese faticano a trovare figure altamente professionali, mentre la platea del reddito riguarda per lo più disoccupati con bassa scolarizzazione. In secondo luogo, i nuovi posti coprono circa un terzo del numero complessivo dei disoccupati.
 
Stando al monitoraggio Excelsior realizzato da Anpal e Unioncamere, ci sono poco più di un milione di posti vacanti, cioè quelle figure che le aziende dell'industria o dei servizi non riescono a trovare. Di queste, oltre 350mila riguardano il Mezzogiorno. Soltanto in Campania comparti prociclici come le telecomunicazioni, la plastica, la consulenza di qualità e la meccanica, quando aprono una posizione, o non ricevono curriculum oppure si vedono respinte proposte con stipendi di entrata intorno a 1.200 euro. Anche con contratti a tempo indeterminato: manca una formazione adeguata alle spalle oppure si preferisce andare al Nord, all'estero - dove si viene pagati di più. Spiega al riguardo Bruno Scuotto, presidente di Fondimprese-Confindustria e titolare di un'azienda di impiantistica: «Il mismatch è molto trasversale: c'è difficoltà a trovare lavoratori in settori innovativi, come per industria 4.0, ma contemporaneamente mancano figure più canoniche come saldatori, stampatori, elettricisti, meccanici idraulici - e non parlo di artigiani, come mâitre e sommelier nelle strutture ricettive di alto livello. Non credo che queste figure siano sempre presenti tra i futuri beneficiari del reddito. Personalmente, nella mia impresa e per motivi affettivi, sono tra i pochi che non dà all'esterno la cablatura delle reti elettriche: ma i miei cablatori stanno andando in pensione e i più giovani non vogliono imparare da loro questo mestiere».

La platea del reddito, invece, ha una fisionomia diversa. «I profili - spiega l'economista Giuliano Cazzola - hanno caratteristiche opposte: il povero bisognoso di inclusione sociale, con handicap culturali e formativi (che ogni giorno dovrebbe consultare on line una banca dati che ancora non esiste). Non è gestibile come il disoccupato, uscito temporaneamente dal mercato del lavoro. E quale imprenditore lo assumerebbe a tempo indeterminato?». Secondo lo Svimez, poi, tra gli 1,8 milioni di potenziali beneficiari circa un quarto risulta all'Istat assunto, anche se con lavoretti part-time. «C'è da supporre che il sussidio conferma Luca Bianchi, direttore dell'associazione fondato da Pasquale Saraceno - copra persone con bassa scolarizzazione, non molto qualificate professionalmente, provenienti da famiglie più deboli. In quest'ottica sarà difficile ricollocarli, nonostante il fortissimo sgravio sul costo del lavoro». Secondo l'economista, «è stato giusto approvare un provvedimento di assistenza più capillare del Rei verso le fasce di disagio: indigenti che non sono occupabili, minori a rischio, malati cronici. Mancano però due pezzi: al Sud non ci sono servizi adeguati di natura welferistica, pensiamo soltanto al contrasto alla dispersione scolastica, e i supporti alle imprese o alla formazione non possono essere legati soltanto agli incentivi. Sarebbe stato utile accelerare anche gli investimenti, che hanno un moltiplicatore più alto degli interventi sociali e quindi con più facilità creano economie di scala e nuovo lavoro».

Appunto il lavoro. Sempre il monitoraggio Excelsior ha indicato che, del milione di assunzioni che le aziende hanno deciso di fare nel primo trimestre del 2019, soltanto 350mila avverranno al Sud. Non a caso il decretone ha previsto che dopo un anno le offerte dei centri per l'impiego ai percettori del reddito provengano da tutto il territorio nazionale. Conclude Cazzola: «Le offerte al Sud sono contingentate. Il riconoscimento e l'erogazione del reddito ha tempi diversi da quelli occorrenti per formare e dare lavoro a un inoccupato. Soprattutto nel Mezzogiorno dove non solo non funzionano i servizi per l'impiego pubblici e privati, gli uffici ispettivi, ma come detto non vi sono i posti di lavoro. A leggere il decretone del governo sembra invece che vi sia un automatismo nell'offrire un'occasione di lavoro in rapida successione».
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