Draghi, se resta al governo niente rimpasto e altolà ai partiti

Il presidente del Consiglio avanti senza fare cambi

Draghi, se resta al governo niente rimpasto e altolà ai partiti
Draghi, se resta al governo niente rimpasto e altolà ai partiti
di Marco Conti
Lunedì 10 Gennaio 2022, 07:11 - Ultimo agg. 18 Gennaio, 14:17
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«Io penso che Draghi debba andare avanti a fare quello che sta facendo, non può abbandonare il lavoro in corso». Matteo Salvini lo dice davanti ai banchetti di Porta Portese, luogo e tempio della trattativa. Ma il leader della Lega solo venerdì prossimo, giorno del vertice del centrodestra, capirà sino a che punto Silvio Berlusconi è intenzionato a condurre la sua battaglia. Per ora il leader della Lega si colloca nella folta pattuglia di coloro che, seppur per motivi diversi, vogliono lasciare Draghi a Palazzo Chigi. Almeno sino a quando, sottolinea, «non finisce l'emergenza sanitaria ed economica». Ciò vorrà dire che il Parlamento avrà eletto un altro presidente della Repubblica, e non Draghi che resterà al suo posto insieme ai suoi ministri. Se così andranno le cose è infatti difficile pensare che l'attuale premier possa accettare dalle forze politiche la ricomposizione della squadra di governo e arrivare ad un Draghi-bis. Una prospettiva che farebbe cadere sull'attuale governo un'ombra di fallimento e che comunque avrebbe il sapore di una sorta di ammissione che non tutto è andato nel verso giusto nel Draghi-1.

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Il passo

Poichè è esattamente ciò che non pensa il premier, è facile prevedere che Draghi pretenderà dalle forze politiche di andare avanti con gli attuali ministri, senza dar luogo ad un nuovo governo, ammettendo forse solo piccolissime correzioni che comunque non dovranno cambiare il format dell'esecutivo.

Una tale prospettiva si scontra però con il «cambio di passo» chiesto dallo stesso Salvini poche ore dopo l'ultimo consiglio dei ministri, e con quella voglia delle segreterie dei partiti di riprendersi il bastone del comando che un anno Draghi gli sottrasse scegliendosi ministri.

Se è vero che la vicenda del Quirinale sta frenando l'azione di governo, una volta che il nodo sarà sciolto difficilmente Draghi accetterà nuovi distinguo e, soprattutto, che la campagna elettorale, delle amministrative e poi delle politiche, possa diventare occasione per rallentare le riforme del Pnrr. «Sostenere Draghi senza ostruzionismo elettoralistico» - come chiede il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova - per evitare di far cadere il governo e precipitare il Paese nelle elezioni anticipate, diventerebbe per i partiti della larga maggioranza un dovere. A meno che non decidano di mettersi contro «l'interesse nazionale», come l'ex premier Lamberto Dini, intervistato da Formiche, definisce l'ipotesi del voto anticipato.

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