Baia, l'arenile dei “Cesari”, ridotto a
discarica dalle mareggiate

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«Pensa alla bella Baia, all’ampio abbraccio del mar, che Baia stringe…» scriveva il poeta romano Ovidio nella sua Ars Amatoria, celebrando l’amenità dei luoghi e le spiagge della Pussilla Roma, la piccola Roma, com’era chiamata allora, per la notevole presenza di ville aristocratiche e imperiali , l’attuale frazione Baia nei Campi Flegrei.

Oggi, ciò che resta di quell’ampio “abbraccio di mar”, in gran parte inabissato a seguito del bradisismo, purtroppo,  racchiude rifiuti di ogni genere, trascinati a riva a seguito delle forti mareggiate.

«Quando ero piccolo, dopo un’ intensa mareggiata, sulla spiaggia della Beata Venere - così è chiamato l'ampio arenile tra il molo di Baia e le terme romane del Sole e della Luna -  arrivavano numerose alghe, in particolare poseidonia; adesso al loro posto, soltanto spazzatura e rifiuti» commenta amareggiato, un residente.

L’ultima mareggiata di questi giorni, in particolare, alimentata da forti venti di scirocco, ha  portato con se plastica, pneumatici, bottiglie, spazzatura, e tutto ciò che il mare conserva per mesi, silenziosamente al largo.

Da segnalare, l’iniziativa di alcuni volontari del posto , che periodicamente  durante l’inverno, si danno appuntamento per ripulire l’arenile e donarle dignità e decoro; una lodevole fatica che però svanisce ad ogni nuova burrasca.