Reddito cittadinanza, la beffa per Anna di Ceccano: «Ci è stato tolto perché mia figlia si è licenziata»

La ragazza lavorava in una pizzeria una volta alla settimana per 100 euro al mese, la madre: «Il suo rifiuto del lavoro è stato considerato un lusso»

Reddito cittadinanza Frosinone
Reddito cittadinanza Frosinone
di Marina Testa
Martedì 22 Agosto 2023, 09:16 - Ultimo agg. 09:19
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Anna ha 50 anni, è separata ed ha due figlie. Non ha un'occupazione stabile. È una delle orfane del reddito di cittadinanza. In realtà non per abrogazione della legge, ma perché la sua famiglia è stata ritenuta non avente diritto. E con il reddito è decaduto anche l'Assegno unico universale che si eroga per le famiglie con figli a carico sempre in funzione della condizione economica dichiarata con il modello Isee.

IL RACCONTO

«Da maggio non ho nessun sussidio - spiega la donna che abita a Ceccano - il rinnovo del Reddito di cittadinanza mi è stato negato perché mia figlia si è licenziata da un lavoretto che aveva trovato. Sembra assurdo, ma è andata così. Io lavoravo in una ditta di pulizie, ma le mie condizioni di salute non mi hanno permesso di proseguire l'attività. Così ho avuto accesso al Reddito di cittadinanza (745 euro compresso l'Assegno unico universale) che ho percepito per 18 mesi. Nel frattempo una delle mie figlie ha trovato un piccolo impiego in una pizzeria, solo per un giorno a settimana. Regolarmente pagata ben 100 euro al mese. Ma volendo studiare all'università, ha deciso di lasciare. Il suo licenziamento volontario è stata la motivazione del diniego ricevuto alla mia domanda di rinnovo del Reddito. È stato considerato gesto di "lusso", interpretato come se mia figlia, e quindi uno dei componenti il nucleo familiare, non avessero bisogno di guadagnare. Parliamo di cento euro al meseIo sono in affitto, il mantenimento che arriva dal mio ex marito non è costante. Non avrò neanche più l'agevolazione sulle bollette prevista per le famiglie in difficoltà. Sono ragioniera, ho lavorato per un periodo nell'attività di mio marito, ora non ho un'occupazione stabile. Mi arrangio, ora sono impiegata in un call center ma a tempo determinato. Ma ho accettato tutto quello che mi è capitato: doposcuola, commessa, badante, pulizie. Sempre lavori a breve termine. Una volta sono stata rifiutata perché ero troppo avanti con gli anni, mi è stato riferito. Ora mi sembra di avere il vuoto davanti a me. E non vorrei sottrarre alla mia figlia ventenne l'opportunità di studiare».

CINZIA

Cinzia, invece, ha quattro figli.

Anche lei ha superato da poco il mezzo secolo, 51 anni per la precisione. Abita in un appartamento Ater di Frosinone per il quale paga un canone mensile. La prima figlia trentenne si è trasferita a Roma, ha preso la sua strada. Gli altri sono a suo carico e per metà anche all'ex marito. Anche lei è separata. Racconta di una vita dura, fatta di sacrifici e lotte. Ed è ancora così. Il Reddito di cittadinanza non le è stato rinnovato. Per tre anni ha percepito 590 euro al mese. Le è rimasto l'Assegno unico universale, per il nucleo familiare, di cui non si lamenta, sono 602 euro al mese. Tra le mani stringe un'ingiunzione di pagamento, un importo rilevante per tributi non pagati al Comune di Frosinone.

«Adesso vedo se riesco a rateizzarlo dice probabilmente sono i rifiuti. Vi assicuro che se trovassi un lavoro stabile sarei molto più contenta di inseguire aiuti pubblici che ora ci sono e domani non si sa. Ho sempre trovato la forza di rimboccarmi le maniche per sostenere la mia famiglia, ho venduto ciambelle, ho fatto le pulizie. Ho avuto anche un chiosco alimentare. Ma la situazione è diventata ancora più difficile dopo la turbolenta separazione da mio marito. Cerco di rateizzare anche le bollette oppure di ottenere i bonus previsti in base all'Isee. E poi metto da parte quello che posso. Ho anche una vecchia auto da mantenere e il canone Ater da saldare».

E poi ci saluta con un sorriso senza denti: «Aspetto un momento più propizio per andare dal dentista».
 

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