Katie ha raccontato la sua storia al National Geographic, che le ha dedicato la copertina di settembre e un documentario online. Dopo il tentato suicidio la ragazza non poteva respirare, masticare o deglutire da sola, e non aveva più un volto. Ma oggi è convinta di aver avuto «la possibilità di una seconda vita», ed è entusiasta di essere «all'inizio di un nuovo capitolo».
A 16 anni la giovane si era trasferita con la famiglia nel Kentucky a poi a Oxford, in Mississippi: durante l'adolescenza ha avuto gravi problemi gastrointestinali cronici, ma in quei mesi le è stato vicino un ragazzo del suo liceo di cui si è innamorata. Ad un certo punto però Katie ha scoperto i messaggi di un'altra sul suo telefonino e si sono lasciati, proprio mentre i genitori, insegnanti nella sua scuola, hanno perso il lavoro. E lei ha deciso di farla finita: è andata a casa del fratello, ha preso il suo fucile da caccia e si è sparata. Il fratello Robert ha raccontato al National Geographic che ha buttato giù la porta del bagno e l'ha vista a terra in un lago di sangue: il suo viso era «sparito».
Non aveva più il naso, parte della fronte e della mascella, oltre a danni significativi agli occhi e lesioni celebrali. È stata per mesi tra la vita e la morte ma finalmente il 4 maggio del 2017, dopo 22 interventi ricostruttivi, tre anni di attesa per un donatore, e 31 ore di operazione, ha ricevuto un trapianto integrale di faccia alla Cleveland Clinic in Ohio. La sua donatrice è la 31enne Adrea Schneider, morta per overdose, che ha scelto di donare tutti gli organi.
«Non sapevo neppure cosa fosse un trapianto di faccia - ha raccontato Katie - e quando i miei genitori mi hanno spiegato tutto mi sono sentita entusiasta all'idea di poter avere ancora un volto».
Oggi ha ancora difficoltà a parlare, è probabile che siano necessarie altre operazioni per migliorare l'aspetto e la funzionalità del viso, e dovrà assumere farmaci per il resto della sua vita per ridurre il rischio di rigetto. «Il mio primo desiderio è che Katie possa essere felice. Questo è un primo passo, ma spero che possa arrivare a un buon livello di normalità», ha commentato il dottor Brian Gastman, chirurgo plastico presso la Cleveland Clinic.