Esercito, l’addestramento a Strade Sicure: dalle arti marziali all’anti-riot

Esercito, l’addestramento a Strade Sicure: dalle arti marziali all’anti-riot
di Rossella Grasso
Domenica 29 Luglio 2018, 11:10 - Ultimo agg. 30 Luglio, 12:33
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Prima di poter scendere in strada per pattugliamenti e presidi, i militari dell’Operazione Strade Sicure devono affrontare un lungo addestramento. Alla Caserma «Generale Gabriele Berardi» di Avellino dove opera il 232esimo Reggimento, la giornata inizia molto presto. Oltre a corsa, flessioni, stretching ed esercizi a corpo libero c’è il percorso a ostacoli. In tuta mimetica, scarponcini, jacket e fondina, i militari si alternano in diversi esercizi, tra calci, pugni, flessioni e pesi. Serve per il riscaldamento muscolare e il potenziamento per poi salire sul tatami e provare le tecniche di autodifesa.
 


Si chiama MCM, ovvero Metodo di Combattimento Militare. «Un percorso in cui sono racchiuse varie discipline, dalle arti marziali a quelle più basiche», spiega Rosa Patricelli, trasmettitore dell’Operazione Strade Sicure. Si tratta di un sistema di combattimento a distanza ravvicinata che risponde alle peculiari esigenze operative militari. Una disciplina che è stata studiata per garantire al militare, completamente equipaggiato, la sopravvivenza sul campo di battaglia, senza l'impiego delle armi da fuoco. Uomini e donne si allenano insieme sul tatami senza risparmio di colpi. Anche Rosa Patricelli, giovane soldato, ne dà di santa ragione. «Ci alleniamo almeno 3 volte a settimana – continua – Per noi è importante perché impariamo l’autodifesa che ci abilita a scendere in campo per Strade Sicure. È fondamentale saperci difendere nel caso in cui un aggressore non sia collaborativo. Se fossimo costretti a usare la forza, la useremmo in maniera proporzionale all’attacco». I militari svolgono l’addestramento in palestra, seguiti da speciali istruttori formati ad hoc. In tutta Italia ce ne sono solo 250 e possono allenare solo dopo aver superato corsi di formazione specifica e aver dimostrato le proprie abilità. «Ci alleniamo indossando tutto l’equipaggiamento che indosseremo in fase operativa – conclude la soldatessa – Jacket, cinturone, fondina per pistola e baionetta».

Altro allenamento fondamentale è l’antisommossa. «Nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure, in concorso con le forze di Polizia, l’Esercito potrebbe essere chiamato ad intervenire in azioni di controllo della folla – spiega il Colonnello Raffaele Iovino, Comandante del Raggruppamento Campania - Per questo il nostro personale deve sottoporsi a un addestramento molto specifico». Nel cortile della caserma i militari si dividono in due gruppi per realizzare la simulazione di una manifestazione. Da un lato un gruppo in assetto antiriot, dall’altra i militari in abiti civili che inscenano una violenta protesta con tanto di lancio di bottiglie piene di acqua. «Questo tipo di attività punta a dissuadere la folla dall’attaccare facendo molto rumore e compattando il più possibile il dispositivo.
L’obiettivo è quello di disperdere la folla e di non attaccare». Il Colonnello spiega che si tratta di una tecnica antichissima, già in uso nell’antica Grecia. I militari si raggruppano «a testuggine» e fanno muro con gli scudi, avanzano compatti e fanno rumore con i manganelli. Individuano il capo del corteo e cercano di fermarlo e portarlo all’interno del raggruppamento. «Il manganello è un dispositivo di sicurezza – chiosa il Comandante – serve per difendersi solo nel caso in cui uno dei nostri operatori si trovasse isolato in mezzo alla folla che lo aggredisce. Lo farà in maniera proporzionale a come viene attaccato».    

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