Un domani, chissà, avrà anche la sua bella pagella e ovviamente un nome. La voce, invece, non cambierà: sarà sempre quella che abitualmente si associa ad uno come lui. Di sicuro, già adesso è un umanoide destinato a far parlare di sé ben oltre i confini italiani: perché il robot sociale ClassMate (compagno di classe), ideato e sviluppato dalla napoletana Protom con il supporto del Dipartimento di Scienze sociali dell'Università Federico II, sarà il primo al mondo capace di interagire e comunicare con gli studenti e gli insegnanti stando al loro fianco. Un robot per amico, insomma, ma stavolta in classe, dove finora non è mai entrato per restarci tutto il giorno nell'orario di lezione. L'obiettivo? Aiutare a far crescere negli alunni e nei docenti «la consapevolezza del rapporto con l'intelligenza artificiale e migliorare la vita dell'ecosistema scolastico», dice Fabio De Felice, patron di Protom, che con l'arrivo in azienda dell'ad Salvatore Rionero, ha dato un ulteriore impulso alle prospettive e ai progetti visionari dell'azienda.
«ClassMate Robot» in questi mesi è entrato nel vivo della sua fase implementativa, con un primo step di sperimentazione in contesti educativi reali.
Partendo da qui, gli ingegneri di Protom hanno progettato il device e il software in grado di soddisfare le attese, in vista della sperimentazione vera e propria in aula che è prevista da gennaio prossimo e fino a giugno, quando i robot verranno materialmente forniti agli istituti e, come detto, introdotti a pieno titolo nell'attività didattica quotidiana. Sarà la fase più interessante dell'intero progetto perché permetterà di capire sul campo come l'interazione tra intelligenza artificiale e sistema scolastico può funzionare. Il device, realizzato a partire dal voice kit del progetto Do-It-Yourself Artificial Intelligence di Google, ad attivazione manuale, consente di avere un assistente smart in ogni classe ed essere utilizzato sia da studenti sia da docenti.
Non c'è solo uno scopo formativo alla base dell'idea-guida, che ovviamente, come spiegano al Dipartimento della Federico II, resterà «fortemente ancorata agli obiettivi sanciti dalle indicazioni nazionali e a metodologie didattiche come il problem solving, il learning by doing o la media education». Si cercherà di favorire anche la socialità in classe con l'ultimo arrivato, un traguardo che al di là dell'inevitabile curiosità presenta aspetti educativi e di conoscenza innovativa molto peculiari. «La sperimentazione avviata da Protom - dice l'Università napoletana - rappresenta un unicum nel panorama dell'innovazione didattica attraverso la robotica. Il design del device robotico e soprattutto della sua funzionalizzazione didattica ed educativa è stato realizzato attraverso una co-progettazione che ha visto la contaminazione di più voci: gli ingegneri, gli esperti di robotica, gli informatici, i sociologi dell'educazione ma anche e soprattutto gli insegnanti».
Da questo lavoro di team sono emersi, come detto, i possibili utilizzi del robot e i percorsi didattici che dovrebbero valorizzarne il potenziale «sia per lo sviluppo delle competenze cognitive, socio-emotive e digitali degli studenti che per il miglioramento del clima di classe».