GORGO AL MONTICANO - Una prima cartella esattoriale a Daniele Pelliciardi era arrivata ancora nel 2019. Con la richiesta di pagare le spese di iscrizione a ruolo della sentenza che l’aveva visto vincente nei confronti del ministero dell’Economia. A perdere era stato Naim Stafa, l’albanese accusato d’essere la mente del brutale omicidio dei suoi genitori Guido Pelliciardi e Lucia Comin. Chi perde paga e, nel caso specifico, avrebbe dovuto farlo Stafa. Che è detenuto in carcere e non ha il becco di un quattrino. A Stafa lo Stato avrebbe dovuto riconoscere 111mila euro per ingiusta detenzione; dopo il brutale assassinio per il quale l’uomo sta scontando l’ergastolo, sarebbe stato assurdo che gli riconoscessero quel risarcimento. Era intervenuto l’avvocato di Pelliciardi, riuscendo a far sì che quella somma andasse a Pelliciardi. Che l’ha utilizzata per pagare le spese legali della lunga vicenda giudiziaria conseguente all’omicidio dei suoi genitori. «A farsi carico delle spese – racconta Pelliciardi – avrebbe dovuto esser lo Stato, che però non l’ha fatto. Così l’Agenzia delle Entrate è arrivata a chiedere i soldi a me». Sono circa 1.593 euro, aggiunti gli interessi di mora, si arriva a 1.639 euro. «Tutto ciò è grottesco per non dire terribile – commenta il figlio della coppia uccisa -. Grottesco perchè solo in Italia accade che non rispondano alle segnalazioni che vengono fatte. Terribile perchè questa continua, farraginosa ed implacabile burocrazia non mi permette di girare pagina una volta per tutte».
IL MASSACRO
Sono passati 15 anni da quell’agosto 2007 quando Guido e Lucia vennero ritrovati massacrati.
SENZA RISPOSTA
«Le spese di deposito della sentenza dovevano essere a carico di Stafa – precisa Daniele Pelliciardi - Nel 2019 appena mi arrivò la cartella esattoriale il mio avvocato inoltrò subito una comunicazione ufficiale, facendo presente l’errore. Nessuno da allora gli ha risposto. Tanto che pensammo si fossero accorti che c’era uno sbaglio e che avessero rimediato. In questi giorni mi è giunta una nuova cartella maggiorata degli interessi. Giovedì l’avvocato ha scritto nuovamente, vediamo se stavolta ci rispondono. Solo in Italia la burocrazia è così lenta ed elefantiaca. Il peggio comunque è che non mi consentono di mettere la parola “fine” una volta per tutte a questa vicenda».