Dalì, lo stop del ministero arriva troppo tardi: capolavoro venduto all'asta per 9,4 milioni

Il "dittico" del pittore spagnolo era custodito a Roma da una fondazione dagli anni '50

Dalì, lo stop del ministero arriva troppo tardi: capolavoro venduto all'asta per 9,4 milioni
di Erika Chilelli e Valeria Di Corrado
Giovedì 1 Settembre 2022, 06:41 - Ultimo agg. 21:02
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La vendita all'estero di uno dei più celebri capolavori surrealisti di Salvador Dalì è diventato un caso surreale. Il dittico Coppia con le teste piene di nuvole, che dalla fine degli anni 50 si trovava in Italia, il 15 ottobre 2020 è stato venduto dalla casa d'aste di Londra Bonhams per circa 9,4 milioni di euro. Il ministero dei Beni culturali ha dimostrato di avere - è proprio il caso di dirlo - la testa tra le nuvole: dopo averne autorizzato l'esportazione, ha notificato alla Fondazione Isabella Scelsi (proprietaria dell'opera) il decreto di annullamento in autotutela dell'attestato di libera circolazione del doppio dipinto, a tre ore e un quarto dall'inizio dell'asta nella capitale inglese, ordinando il ritiro del lotto. Ma secondo il Tribunale amministrativo del Lazio il decreto è illegittimo, così come lo è quello successivo del 27 dicembre 2021 con cui il quadro è stato dichiarato «di interesse artistico e storico, nonché storico-relazionale, particolarmente importante ed eccezionale per l'integrità e completezza del patrimonio culturale della Nazione». Così il Tar ha condannato il Mibact a risarcire le spese di giudizio, pari a un totale di 10mila euro, sostenute dalla Fondazione Scelsi e dalla casa d'aste Bonhams.

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LA STORIA
Couple aux têtes pleines de nuages è stato dipinto nel 1937, in un momento di grande cambiamento personale e politico dell'artista spagnolo.

Il formato è innovativo: due pannelli racchiusi in cornici dorate, intagliate a mano, che riproducono le sagome di un uomo e una donna protesi l'uno verso l'altra. Le loro teste sono tra le nuvole, o meglio, piene di nuvole. I loro torsi contengono gli inconfondibili paesaggi onirici del pittore surrealista. L'opera sarebbe stata acquistata a Parigi negli anni '50 da Frances McCann, artista e gallerista americana, che inizialmente la espose nel salotto del suo appartamento romano in via del Banco di Santo Spirito. Nel 1963 McCann decise di donare il dittico al compositore Giacinto Scelsi, in memoria della loro vecchia storia d'amore. Nel 1987 il musicista costituì una Fondazione intitolata a sua sorella Isabella, lasciandole in eredità il quadro. Per 14 anni rimase chiuso nel caveau di una banca di Roma e poi esposto a Palazzo Grassi a Venezia, al Mart di Trento e in diversi musei esteri (a Stoccolma, Berna, Dublino, Vienna, Londra e Barcellona).


LA CONTESA
Nel 2019 la Fondazione Scelsi, per finanziare nuovi progetti artistici, decide di mettere all'asta il dittico, il cui valore viene stimato in 11,6 milioni di euro. La Commissione di turno presso l'Ufficio esportazioni di Roma, riunitasi il 10 dicembre 2019, «pur riconoscendo la qualità estetica dei due dipinti, l'originalità formale delle sagome e l'eleganza della pittura, riteneva di concedere l'attestato di libera circolazione, trattandosi di opere di autore non italiano, oltre che prive di legame con il contesto artistico italiano, tanto che l'esportazione delle stesse non avrebbe arrecato alcun danno al patrimonio culturale». Parere confermato, il 21 gennaio 2020, anche dalla Galleria nazionale di arte moderna di Roma.
Ottenuti i permessi, l'opera viene trasferita a Londra, ma a 3 ore e 15 minuti dall'inizio dell'asta il ministero dei Beni culturali blocca la compravendita sostenendo l'importanza del quadro per il patrimonio artistico e culturale italiano in quanto realizzato presumibilmente a Lucca, dove Dalì soggiornò a casa della contessa Anna Blanc, e conservato nella residenza romana di Giacinto Scelsi, in via San Teodoro. Due motivi d'interesse nazionale al quale il Mibact ne ha aggiunto un terzo: nella sua opera di musicista Scelsi è stato influenzato da Dalì, tanto che tra i due si sarebbero instaurati dei «rapporti di predilezione e affinità culturale». Il Tar, al quale sono stati presentati i ricorsi della Fondazione Scelsi e della Bonhams, ha però smontato le convinzioni del Ministero, in particolare l'ultima; sostenendo che: «Il preteso legame karmico tra l'opera di Dalì e il compositore Scelsi sarebbe inidoneo a giustificare la dichiarazione di interesse culturale». Inoltre, il procedimento di verifica di tale interesse è stato condotto - si legge nella sentenza del 12 luglio - «in spregio agli indirizzi generali posti dal Ministero ed in applicazione di un inammissibile criterio del tutto nuovo, personale e avulso dalle caratteristiche artistiche dell'opera». Anche perché - secondo i giudici amministrativi - il potere di autotutela è stato esercitato tardivamente, ovvero a 10 mesi dal rilascio dell'autorizzazione all'esportazione. Quindi ora la coppia di sognatori potrà tornare nelle mani di chi lo acquistato all'asta.

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