La storia del piccolo Enea, il neonato lasciato nella mattina della domenica di Pasqua alla Culla per la Vita del Policlinico di Milano, ha già un lieto fine. Il bambino che ha pochi giorni di vita ha già trovato una famiglia pronta a dargli tutto l'amore che merita. «Il tribunale - scrive il Policlinico - affiderà il piccolo a una famiglia che si era già resa disponibile ed era stata valutata idonea per accogliere un bambino abbandonato». Insieme a Enea, neonato di circa 2,6 chili in buona salute, ieri mattina è stata trovata nella Culla anche una lettera firmata dalla madre, piena di parole di grande affetto.
La lettera della mamma
«Ciao mi chiamo Enea.
I precedenti dei bambini abbandonati in culla
Gli specialisti che si sono presi cura di lui hanno pensato che fosse nato in casa perché non sembrava avere segni di punture nel piedino (la modalità con cui si fanno i controlli di routine ai neonati appena venuti al mondo in ospedale). «Lo chiameremo Mario - aveva annunciato il primario di allora, Basilio Tiso - perché oggi (era il 6 luglio, ndr) si festeggia Santa Maria Goretti e si chiamerebbe inoltre come due protagonisti di questi giorni, il calciatore Balotelli e Monti», a quei tempi premier. Giovanni aveva invece già due mesi quando è stato lasciato nella culla per la vita del Policlinico l'1 febbraio 2016. La sua data di nascita (un giorno di novembre) era nota perché insieme al bambino c'era un cartellino che riportava questa informazione, e informazioni sui vaccini. Il piccolo era ben accudito, hanno raccontato i medici: era pulito e ben vestito, pesava 5,8 kg. Capelli scuri, pelle olivastra, non sembrava di origini italiane.
La testimonianza dei medici della Mangiagalli
«Quando l'allarme è scattato, l'équipe della Terapia intensiva neonatale della clinica Mangiagalli di Milano di guardia è accorsa: con due dottoresse e le infermiere siamo andati giù, abbiamo preso il bimbo, lo abbiamo visitato e stava bene. Lo abbiamo portato su in reparto. Era avvolto in una copertina verde. Adesso è diventato un nostro bambino, nostro figlio. La mia speranza, però, è ancora che la sua mamma ci ripensi. Io vorrei che le arrivasse questo mio messaggio». A parlare all'Adnkronos Salute è Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Milano. Enea, capelli scuri, ben curato, caucasico, è nato da circa una settimana. Il nome è quello che ha scritto la mamma nella lettera lasciata accanto a lui. Poche frasi, scritte in italiano. «Per quanto possibile cerchiamo di vicariare l'attenzione materna», dice Mosca. Il fatto che sia stato lasciato nel giorno di Pasqua, «rende la cosa ancora più toccante». Mosca non ha perso la speranza di un ripensamento: «Vorrei che questa mamma mi ascoltasse, può ancora riprendersi il suo bambino, voglio che sappia che noi possiamo aiutarla a farglielo crescere e che nulla è perduto. Io desidero parlare a questa mamma e dire che siamo pronti a starle accanto, di mettersi in contatto con me e con l'ospedale», è l'appello.