Reddito di cittadinanza senza averne diritto, donna processata ora dovrà restituirlo. Lei replica: «Colpa del Caf»

Venne smascherata dalle indagini della Tenenza di Feltre e il reddito di cittadinanza che avrebbe percepito senza averne diritto le venne revocato

Reddito di cittadinanza senza averne diritto, donna processata ora dovrà restituirlo. Lei replica: «Colpa del Caf»
Reddito di cittadinanza senza averne diritto, donna processata ora dovrà restituirlo. Lei replica: «Colpa del Caf»
di Olivia Bonetti
Martedì 23 Gennaio 2024, 09:22 - Ultimo agg. 15:10
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FELTRE - Venne smascherata dalle indagini della Tenenza di Feltre e il reddito di cittadinanza che avrebbe percepito senza averne diritto le venne revocato: ora si ritrova a processo con l’accusa di falsa dichiarazione, come da articolo 7 del decreto legge numero 4 del 2019 su “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”. Ma l’imputata afferma di aver sempre detto la verità: tutto sarebbe nato da un errore nella compilazione effettuata tramite i centri Caf e patronati. È questa la linea difensiva anticipata ieri in Tribunale dal difensore della donna, Paolo Serrangeli, che ha chiesto e ottenuto di poter chiamare in aula come testimone la persona che ha effettuato la compilazione delle carte.

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L’accusa

D.I.

una donna 59enne di origine romena, cittadina italiana, che abita a Cesiomaggiore e svolge lavori di pulizia, si trova a processo con l’accusa di aver percepito indebitamente poco più di 5mila euro. Una somma che ora dovrà restituire. Perché? Aveva dichiarato nella compilazione della richiesta di cittadinanza nell’ottobre del 2019 che «nessun componente del nucleo famigliare è intestatario o ha piena disponibilità di autoveicoli immatricolati per la prima volta nei sei mesi antecedenti alla domanda». Ma non era così: la donna poco prima, il 5 settembre 2019, aveva acquistato una macchina. Inoltre, sempre secondo l’accusa, si sarebbe “dimenticata” di inserire nel modello di richiesta il nome del figlio convivente, una persona che lavora come modello all’estero e che ha un reddito, che doveva essere quindi accumulato a quello della donna.

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La difesa

Ieri il caso è approdato in tribunale a Belluno, di fronte al giudice Paolo Velo. Non era l’unico processo di questo tipo: c’era anche un imputato cadorino di 49 anni che doveva rispondere della medesima accusa. I procedimenti arrivavano da un rinvio. Il Tribunale si era preso tempo, perché negli ultimi mesi, in diversi procedimenti penali di altre province i giudici hanno disposto il non luogo a procedere o l’assoluzione, ritenendo che il fatto non costituisse reato. Così in sentenze del Tribunale di Asti, ma anche Venezia e Vercelli. Ma in questi casi si trattava però di persone straniere con difficoltà linguistiche e di comprensione della burocrazia italiana, che si erano rivolte ad un intermediario, un Caf. Non è il caso della romena di Cesiomaggiore. Ma l’avvocato Paolo Serrangeli sostiene che la sua assistita abbia detto dell’auto e del figlio a chi ha effettuato la compilazione, ma che poi vi sia stato un errore materiale nella stesura della domanda. Per questo il 22 aprile prossimo, quando si celebrerà il processo verrà sentito l’impiegato del Caf.

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