Una giovane dipendente, appena 20 anni, assunta in un museo di Roma, avrebbe subito molestie di natura sessuale dal suo dirigente. Anche in questo caso, come l'assoluzione del bidello che per alcuni secondi avrebbe palpeggiata una studentessa a scuola, il tribunale ha assolto il presunto molestatore, un dirigente museale, perché i testimoni ascoltati non avrebbero confermato il racconto della ragazza, scrive il Corriere della Sera.
La sentenza
«Alla luce di tutte le considerazioni qui svolte non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica sul proprio aspetto fisico abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente», questa la motivazione della sentenza che fa riferimento ad un eventuale disagio fisico, il peso, vissuto dalla giovane assunta.
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Racconto della ragazza
La ventenne, assunta nel 2019, avrebbe dovuto difendersi da un primo assalto del dirigente, nell’aprile dello stesso anno, quando avrebbe iniziato a dirle frasi hot di natura sessuale, che le avrebbero provocato imbarazzo.
«L’uomo la afferrava da dietro e iniziava a palpeggiarle i fianchi e la pancia quindi, appoggiandosi a lei, le sniffava i capelli e sussurrava ansimando...» ed ancora una terza volta, in modo sempre più spinto ed aggressivo, in seguito a una cena tra colleghi.
Le colleghe
Secondo il racconto della ventenne, avrebbe ricevuto anche il supporto morale delle colleghe, ma quando è arrivata la fase processuale, si defilano, la abbandonano, ridimensionando il livello delle accuse nei confronti del dirigente che viene definito un «giocherellone» da una delle testimoni. A quel punto resta solo la testimonianza della presunta vittima, che secondo l'uomo, in realtà, lo avrebbe accusato falsamente, perché sarebbe stata lei ad essere attirata da lui. La giudice ha assolto il dirigente, che nel frattempo è stato licenziato.