Stupro Palermo, la vittima si sfoga: «Zitti, basta giudicarmi. Siete animali più di quelli»

`Il grido contro chi l’ha criticata sui social: «Una più fragile potrebbe uccidersi»

Stupro Palermo, la vittima si sfoga: «Zitti, basta giudicarmi. Siete animali più di quelli»
Stupro Palermo, la vittima si sfoga: «Zitti, basta giudicarmi. Siete animali più di quelli»
di Riccardo Lo Verso
Domenica 27 Agosto 2023, 07:30 - Ultimo agg. 07:31
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All'inizio era solo un chiacchiericcio fastidioso. Giorno dopo giorno è diventata una caccia morbosa. C'è chi ha spiato i profili social per rintracciare la ragazza stuprata a Palermo.

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E l'ha trovata. Quel se «l'è cercata» che prendeva campo accanto alla solidarietà è diventato un giudizio sommario e insopportabile. E così la diciannovenne ha deciso di parlare attraverso alcune stories di Instagram pubblicate tra il 25 e 26 agosto. È uno sfogo amaro, il suo. Il gesto di difesa di una ragazza che, seppure «stanca», contrattacca e si scaglia contro chi dimostra di essere «peggio degli animali». Lo fa mettendo nel conto di svelare di essere lei la vittima del branco. La goccia che ha fatto traboccare il vaso della sopportazione è stato uno degli ultimi messaggi ricevuti. «Basta, stai zitta, tutta Palermo sa cosa fai», c'era scritto. «Sinceramente sono stanca di essere educata» reagisce la giovane.

LO SFOGO

Il dolore si rinnova per colpa di chi usa la tastiera come un'arma. «Siete animali più di quelli», aggiunge. «Quelli» sono i sette ragazzi tra i 18 e i 22 anni arrestati per averla violentata a turno lo scorso luglio nel buio di un cantiere al Foro Italico. «Vi scatta l'ormone appena vedete qualcuna che vi attrae, da costringere una ragazza a fare sesso?» domanda. «Mettiamo anche caso avessi avuto diverse relazioni questo giustifica persone con cui non volevo farlo ad abusarmi e lasciarmi agonizzante? Complimenti per la mentalità».

Sono parole che richiamano la terribile vicenda di cui è stata sfortunata protagonista. Dopo che hanno abusato di lei i sette indagati l'hanno abbandonata in strada dove è stata soccorsa da due donne. Nonostante i resoconti di cronaca sono piovute critiche per come si veste, per come parla, per come balla. La sua vita è stata giudicata basandosi sui social. «Me ne dovrei fregare - continua - ma non lo dico per me più che altro se andate a scrivere cose del genere a ragazze a cui succedono cose come me, e fanno post come me potrebbero uccidersi. Sapete che significa suicidio?». Il suo pensiero è rivolto a chi, meno forte di lei, potrebbe crollare sotto il peso dei giudizi fino a rendere possibili le conseguenze più drammatiche. «Perciò chiudetevi la boccuccia piuttosto che giudicare una ragazza stuprata».

LE INDAGINI

Alle frasi fanno da sfondo screenshot sul tema del revenge porn e sulle conseguenze penali. «Che schifo non conoscete la legge - denuncia - Chi gira i video agli amici o chi li riceve e non va denunciare il fatto rischia una pena. Ognuno paga le conseguenze delle proprie azioni» . E ancora: «Il problema è che la donna viene ancora oggi vista come un oggetto di piacere non siamo noi a doverci nascondere solo loro a doversi dare una regolata». Sul fronte delle indagini gli investigatori stanno cercando di individuare chi ha condiviso il video dello stupro, filmato con il cellulare da uno dei sette arrestati. Quindici minuti di orrore in cui si vede la ragazza subire le violenze e perdere conoscenza. Nella relazione dei periti nominati dalla Procura di Palermo si parla di «condivisione nella piattaforma di messaggistica WhatsApp». Nel video c'è la prova che la vittima non fosse a consenziente. Il più giovane del branco, Riccardo Parrinello è tornato in carcere due giorni fa. Lo avevano mandato in Comunità, ma ha iniziato a postare video sui social dimostrando di non avere alcun pentimento. Già, i social dove si è scatenata la caccia alla vittima, che ha deciso di difendersi.
 

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