Stupri al parco verde di Caivano, il piano della Regione: gestione diretta degli appalti

Sintonia con Meloni sul valore simbolico della rinascita del quartiere

Il Parco Verde
Il Parco Verde
di Lorenzo Calò
Venerdì 1 Settembre 2023, 23:45 - Ultimo agg. 3 Settembre, 08:45
4 Minuti di Lettura

Un quartiere di fatto controllato dalla camorra, che gestisce gli allacciamenti illegali alla rete elettrica, decide sulle assegnazioni delle case, incassa il pizzo sulle occupazioni (abusive) di alcuni appartamenti. Insomma, quella di un Parco Verde ostaggio dei clan è l’immagine cruda su cui il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha insistito giovedì nell’incontro con il premier Giorgia Meloni e che ha rilanciato ieri nella diretta Fb. Da entrambi l’ammissione «di uno Stato assente».

«Ho segnalato - ha detto il governatore - che una buona parte degli occupanti degli alloggi di Caivano sono abusivi. Molte case sono state liberate ultimamente e la nuova assegnazione è stata decisa dalla camorra. C’è bisogno di risolvere questo problema, altrimenti ancora una volta facciamo propaganda». Un tema spinoso e ricorrente, quello dell’ombra lunga dei clan sugli alloggi popolari, che periodicamente riaffiora come un fiume carsico come successo nel cuore di Napoli, a Pizzofalcone, lo scorso aprile. Eppure negli archivi del Comune di Caivano c’è ampia traccia di una ricognizione sul patrimonio immobiliare di edilizia popolare da assegnare mediante la regolarizzazione di titoli e requisiti da parte dei nuclei familiari richiedenti: ebbene, l’unica posizione «sanata» è risultata quella intestata alla moglie di un boss. 

Quasi una beffa, dunque, il tentativo di provare un immediato ripristino delle condizioni di legalità laddove per decenni le istituzioni hanno abdicato al proprio ruolo consegnando un’intera comunità, come quella di Caivano, a una precarietà amministrativa costellata di giunte sciolte per infiltrazioni mafiose, governi cittadini rispediti a casa e casse pubbliche squassate dal dissesto finanziario.

Eppure il premier Meloni è stato chiaro: Caivano non resti un episodio ma diventi simbolo di rinascita. Un obiettivo sul quale lo stesso De Luca non fa mistero di concordare con la visione di Palazzo Chigi ma a tre precise condizioni: un rafforzamento del presidio delle forze dell’ordine (anche con la presenza dell’Esercito) e della polizia locale («a Caivano solo cinque vigili urbani in servizio su una pianta organica che ne prevede sessanta», ha stigmatizzato il presidente della Regione); il potenziamento dell’offerta formativa e scolastica anche mediante il sistema dei voucher messi a disposizione dall’ente di via Santa Lucia (450 beneficiari nell’intero comprensorio, 50 solo a Caivano); il via libera a progetti di riqualificazione urbanistica e sociale a patto che sia la stessa Regione a gestire direttamente la filiera degli appalti e la manutenzione degli impianti.

 

«Ma ricordo che serve prima di tutto la sicurezza - ha avvertito De Luca - possiamo anche istituire un centro ascolto degli psicologi, però nessuno ci andrebbe senza sicurezza nel Parco Verde. Su questo finora ringrazio i carabinieri, perché c’è stata un’insistenza dell’assessore regionale Morcone negli ultimi anni per aprire la nuova stazione. Oggi ringrazio il capitano Cavallo e i militari dell’Arma, ma è evidente che devono coprire anche altri 4-5 territori vicini e quindi non basta. Serve un piano per la sicurezza, per tutto il tempo che sarà necessario con decine di carabinieri, polizia ed esercito in strada 24 ore su 24». E ne ha anche per i responsabili delle violenze sessuali, a Caivano come a Palermo: «Sono bestie - ha detto il governatore - Sono indignato per le immagini di un branco di animali che hanno violentato una ragazza. Devono vergognarsi di dirsi uomini. Non sono delinquenti, sono bestie, mezzi uomini». 

Video

Ma proprio sul tema sicurezza una diversa posizione è stata espressa da Nicola Gratteri, attuale procuratore capo di Catanzaro, tra i papabili per la guida della Procura di Napoli (si deciderà tra circa tre settimane con l’atteso verdetto del Plenum del Csm): «Non è una questione di cento uomini in più o di due-tre volanti in più - ha evidenziato il magistrato parlando ieri in provincia di Salerno - è una questione di istruzione e cultura ma i veri responsabili di questo decadimento sono le famiglie». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA