Tesori sepolti, febbre da metal detector. Le spiagge il luogo ideale: spunta di tutto, dalle lire ai denti

In Italia sono oltre 30mila i "digger" che vanno alla ricerca di oggetti preziosi

Tesori sepolti, febbre da metal detector. Le spiagge il luogo ideale: spunta di tutto, dalle lire ai denti
Tesori sepolti, febbre da metal detector. Le spiagge il luogo ideale: spunta di tutto, dalle lire ai denti
di Mirco Paganelli
Mercoledì 27 Settembre 2023, 07:07 - Ultimo agg. 28 Settembre, 14:44
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Archiviati i bagni in spiaggia, con i turisti rientrati nelle loro città, per le spiagge italiane è l'ora dei detectoristi. Alcuni li chiamano "diggers", dal verbo inglese "to dig", scavare. Sono gli appassionati del metal detector, camminatori solitari che macinano chilometri alla ricerca di qualunque cosa faccia squillare i loro sensori. Collanine, anelli, orologi, monete. La fine dell'estate regala le gioie maggiori, dato che le frotte di bagnanti si lasciano dietro una sfilza di ricordi perduti.

IL VETERANO

Lo sa bene Leonardo Ciocca, che è considerato uno dei massimi esperti italiani sul tema, autore di numerosi articoli al riguardo.

A Cesenatico ha fondato un'accademia per detectoristi insieme all'azienda per cui lavora, Detector Shop. La cittadina romagnola è diventata negli anni la capitale italiana del metal detector; qui si è infatti consolidata una community di appassionati ed ha luogo in primavera una gara, il Garret Contest, giunta alla sua settima edizione, che vede centinaia di partecipanti da tutto il mondo impegnati nella ricerca di gettoni sotterrati.

«Il movimento dei detectoristi in Italia è più grande di quanto si immagini spiega Ciocca -. Una stima parla di 25-30 mila persone che lo praticano con costanza. Molti di più se si considera chi lo fa occasionalmente». Perché piace? «È una passione che porta all'aria aperta, fa bene al corpo, rilassa, ma soprattutto regala il fascino del mistero, ci fa sentire come bambini impegnati in una caccia al tesoro».

Nella vicina Milano Marittima c'è addirittura un hotel, l'Esedra, che mette a disposizione dei propri clienti dei metal detector. Il titolare, Marcello Cenerelli, è appena rientrato da una "battuta di caccia". «Oggi non ho avuto fortuna. Nei giorni scorsi sono stato in Salento, ma anche lì ho trovato "solo" un anello d'oro». La sua è una passione trentennale.

Dalle sabbie emergono soprattutto monete. «Si trovano ancora le lire», racconta Ciocca. Ma c'è veramente di tutto. «L'oggetto più curioso che ho trovato? Uno speculum, un attrezzo per le ispezioni vaginali. Ma anche dentiere, denti d'oro e sex-toys». L'esperienza più gratificante è trovare «oggetti con una storia. I miei preferiti? Quelli di "trench-art", l'arte delle trincee, ovvero creazioni artistiche realizzate dai soldati in guerra con ciò che trovavano, come pezzi di filo spinato». «Non chiamateci tombaroli - sottolinea Ciocca - Ricerchiamo un legame con il nostro passato».

La legge prevede che chi trova un oggetto prezioso, come una fede nuziale, deve consegnarlo all'Ufficio oggetti smarriti del Comune. In Italia ci sono poi normative stringenti, come il Codice dei Beni culturali che vieta la ricerca in zone a vincolo archeologico. La Legge Franceschini è andata persino oltre vietando la detenzione ingiustificata dello strumento in quelle aree. Ecco perché sono nate realtà che sollecitano ad una ricerca responsabile. «In Italia il metal detector non è vietato, ma non ci sono norme che ne regolano l'utilizzo - spiega Francesco Manzella, presidente della Federazione italiana Metal-detecting -. Questo porta a pensare che si possa fare ciò che si vuole, ma non è così. Il nostro compito è proprio quello di sollecitare a rispettare le regole, come consegnare oggetti sensibili alle autorità competenti».

IL PATENTINO

Nozioni che avrebbero potuto evitare la morte del piccolo Gabriele, 10 anni, ucciso pochi giorni fa a Pordenone dall'esplosione di un ordigno bellico che il nonno aveva appena trovato e portato a casa. «Ci stiamo battendo per introdurre un patentino come per il drone, in modo che il detectorista sia più consapevole di ciò che fa», afferma Manzella.

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