Vanessa Ballan uccisa e gli errori della Procura. Il caso finisce al ministero: la situazione era stata valutata «non urgente»

Sul femminicidio di Treviso interviene il Guardasigilli: verifiche sull’operato dei pm

Vanessa Ballan uccisa e gli errori della Procura. Il caso finisce al ministero: la situazione era stata valutata «non urgente»
Vanessa Ballan uccisa e gli errori della Procura. Il caso finisce al ministero: la situazione era stata valutata «non urgente»
di Angela Pederiva
Venerdì 22 Dicembre 2023, 06:42 - Ultimo agg. 06:46
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VENEZIA Il caso del femminicidio di Riese Pio X arriva al ministero della Giustizia. «Cercheremo di capire cosa non ha funzionato», aveva detto procuratore capo di Treviso, Marco Martani. E adesso il sottosegretario Andrea Ostellari ha chiesto un intervento del Guardasigilli, Carlo Nordio: «Le leggi funzionano se vengono applicate - ha detto Ostellari -. Il procuratore di Treviso è stato chiaro: qualcuno ha sottovalutato il caso. Ritengo doveroso sapere se ciò è accaduto e perché. Per questo chiederò al ministro di provvedere agli accertamenti necessari, attraverso gli uffici competenti». Sarà dunque necessaria una relazione della Procura, per ricostruire le procedure attuate a partire dalla presentazione della querela per stalking e dalla perquisizione con sequestro dei cellulari a carico di Bujar Fandaj, dopodiché il Guardasigilli valuterà l'invio degli ispettori. Nel frattempo Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, annuncia un'interrogazione parlamentare: «Penso che il Parlamento, il Paese, ma soprattutto la famiglia di Vanessa Ballan abbiano il diritto di sapere su quali criteri si fondava la "non urgenza" di intervenire stabilita dalla Procura e se le norme esistenti siano state applicate in maniera corretta. Per questo mi auguro che il ministro faccia le opportune verifiche e faccia chiarezza su questa triste vicenda».

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LA DIFFICOLTÀ

Una prima risposta di Nordio potrebbe arrivare già oggi. Da ex pubblico ministero e procuratore aggiunto di Venezia, il ministro conosce «la grande difficoltà» delle indagini sulla violenza di genere, come ha evidenziato davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, il giorno dopo aver partecipato ai funerali di Giulia Cecchettin: «Ci troviamo di fronte a denunce che magari poi vengono ritirate, perché le parti con il tempo si sono riconciliate, quindi hanno cambiato versione, non per ragioni di minaccia o altro, ma semplicemente perché nel momento della denuncia erano particolarmente addolorate, per non dire sconvolte, e una volta riappacificate dicono: "Va beh, mettiamo tutto a tacere". No, non si può mettere tutto a tacere». Tuttavia anche lui come magistrato si è trovato con i colleghi «qualche volta di fronte a denunce strumentali e addirittura calunniose, che poi sono state ritirate o che sono state smentite dalla stessa documentazione che abbiamo avuto».
La realtà è complessa e l'approfondimento è sempre necessario.

E proprio per questo principio la politica sostiene la richiesta di Ostellari. A partire dalla Lega, dopo che il segretario Matteo Salvini ha stigmatizzato il fatto che le situazioni denunciate da Vanessa siano state valutate «non urgenti» e ha tuonato: «Un verme che si macchia di una bestialità del genere merita solo il carcere fino alla fine dei suoi giorni, senza sconti o attenuanti». Dice la senatrice Erika Stefani, capogruppo in commissione Giustizia: «Se ci sono state cattive valutazioni, tali da aver esposto questa donna alla ferocia del suo assassino, è nostro dovere conoscerle. Il nostro obiettivo è che non ci sia più nemmeno un dubbio sull'applicazione delle leggi a tutela delle vittime».

Concorda il deputato trevigiano Gianangelo Bof: «Bene la decisione del sottosegretario Ostellari di chiedere accertamenti al ministro della Giustizia sul caso di Vanessa. È necessario comprendere se qualcuno ha davvero sottovalutato il caso e la richiesta d'aiuto della futura vittima di femminicidio. Le leggi ci sono, dobbiamo fare in modo che vengano applicate». Ma è anche Anna Lisa Nalin, portavoce di +Europa Veneto, ad auspicare chiarezza: «Il caso non era stato ritenuto urgente. Bisogna fare ogni sforzo possibile per capire meglio questa inadeguatezza del sistema nel valutare pericolosità e urgenza. Il prezzo degli errori è troppo alto».

LA PREVENZIONE

Rilancia il leghista Ostellari: «Le norme per combattere i femminicidi ci sono. Poche settimane fa il Parlamento ha approvato un disegno di legge governativo (il ddl Roccella, ndr) che rinforza gli strumenti già previsti dal Codice Rosso. Ovviamente siamo a disposizione per fare ancora di più, ma oltre alle leggi serve una rete sociale ed educativa. Lo ha detto bene il ministro Nordio: come nella mafia esistono i reati spia, così nei femminicidi ci sono gli atteggiamenti spia, sintomi di un possibile aggravamento di violenza. Bisogna insegnare, soprattutto alle donne, ad interpretarli. La Giustizia può fare molto, ma non da sola. Per fare vera prevenzione serve la collaborazione di tutte le istituzioni».

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