Donna si dà fuoco a Mestre, i centri antiviolenza: «Madri non ascoltate dalle istituzioni»

Donna si dà fuoco a Mestre, i centri antiviolenza: «Madri non ascoltate dalle istituzioni»
Donna si dà fuoco a Mestre, i centri antiviolenza: «Madri non ascoltate dalle istituzioni»
Martedì 21 Gennaio 2020, 18:31 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 13:19
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Una mamma ieri si è data fuoco davanti al tribunale dei minori di Mestre dopo che la sua bambina era stata dichiara adottabile, adesso è ricoverata in gravi condizioni all'ospedale di Padova. «Il gesto estremo della donna ci addolora immensamente, perché è il gesto di una donna sola, di cui le istituzioni non hanno saputo comprendere il dolore e a cui non hanno saputo offrire alcun sostegno», commenta Antonella Veltri, presidente della rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re, sulla vicenda della donna di origine marocchina che ieri si è data fuoco.

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«I servizi sociali non trovano di meglio da fare che allontanare i bambini dalle madri, anziché sostenerle in un momento di difficoltà - aggiunge Cinzia Marroccoli, consigliera D.i.Re della Basilicata - Una situazione a cui spesso vanno incontro le donne vittime di violenza che accogliamo nei nostri centri, ma che possono contare sul supporto competente di operatrici e avvocate».

 

 


Poco tempo fa alla Camera - proprio su questo argomento - si è tenuto un incontro tra alcuni deputati e un gruppo di mamme tra le quali Laura Massaro, una giovane donna di Ostia alla quale la Corte d'Appello ha finalmente dato ragione, ribaltando la sentenza del Tribunale dei Minori, e riaffidandole nuovamente il suo bambino.
«Allontanare i figli dalle madri, collocarli in istituto, dovrebbe essere la soluzione estrema, invece viene adottata sempre più spesso dai servizi sociali: perché? Perché non hanno risorse? non hanno sufficienti competenze?», chiede Nadia Somma, consigliera D.i.Re dell'Emilia Romagna aggiungendo: «Si tratta di decisioni autoritarie, spesso incomprensibili per le donne, che aggravano la loro condizione di disagio, le spezzano nell'animo». «Speriamo che questa vicenda spinga le istituzioni a rivedere le prassi che adottano - conclude la presidente Veltri - e a confrontarsi con i centri antiviolenza per trovare modalità diverse per sostenere i bambini insieme alle loro madri, anziché sostenere i primi abbandonando le donne al loro destino».

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«Qual è stato il percorso che hanno fatto per aiutare questa donna? Questa donna è l'emblema ma anche per le altre donne che hanno fatto per cercare di aiutarle? I tribunali dei minori di tutta Italia devono essere riorganizzati», sostiene la presidente di Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli commentando la vicenda della donna di origine marocchina che si è data fuoco a Mestre. «Di sicuro nei tribunali dei minori - ha aggiunto - ci sono persone di altissima qualità, però attualmente danno delle risposte che fanno imbestialire la società, già molto provata. Quando si prendono queste decisioni di togliere per sempre un figlio ad una madre, quali sono gli elementi e soprattutto il percorso che facciamo fare alla donna? Ma anche all'uomo?»

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