Elezioni europee, per il rinnovo dei vertici Ue la partita si gioca al femminile

A Bruxelles riproporranno la loro leadership von der Leyen e Metsola

Elezioni europee, per il rinnovo dei vertici Ue la partita si gioca al femminile
di Gabriele Rosana
Mercoledì 24 Gennaio 2024, 10:04 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 07:32
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E se a occupare tutte le caselle di vertice del prossimo ciclo politico Ue fossero solo donne?

L’ipotesi corre sottotraccia, a Bruxelles, quando mancano meno di sei mesi alle urne delle elezioni del 6-9 giugno per il rinnovo dell’Europarlamento. E raccontano di un gran fermento nella composizione delle liste nazionali: l’Italia, dopotutto, si preparerebbe a fare da apripista con il tandem bipartisan della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della segretaria Pd Elly Schlein a guidare le rispettive liste. Ma lo scenario tanto inedito quanto realistico di una leadership tutta al femminile si aprirebbe subito dopo il voto Ue, con il gran valzer delle poltrone di peso delle istituzioni dell’Unione. Che potrebbe vedere due conferme e due “new entry”.

POSSIBILI RICONFERME

Partiamo dal nome che, complice l’assenza di contendenti di spicco, si sente già in sella per il bis, pur mantenendo (ancora per poco) il riserbo sulla candidatura. Parliamo, naturalmente, di Ursula von der Leyen: a Bruxelles è considerato un segreto di Pulcinella che la presidente uscente della Commissione voglia rimanere al vertice dell’esecutivo Ue, che con lei, per la prima volta, è composto da donne e uomini in egual misura. Dopo un primo mandato segnato dalle molteplici crisi, dalla pandemia all’invasione russa dell’Ucraina, dall’inflazione a doppia cifra all’escalation mediorientale, tutto fa pensare che la riserva sia stata ormai sciolta e che si stia, semmai, aspettando il momento migliore per ufficializzare la corsa: i popolari del Ppe, riferiscono i bene informati, avrebbero già messo in produzione i video della sua campagna elettorale, mentre l’investitura dovrebbe avvenire il 19 febbraio, alla convention del suo partito, la Cdu tedesca. La seconda riconferma potrebbe riguardare un’altra donna di punta del centrodestra, cioè la maltese Roberta Metsola, dal gennaio 2022 presidente del Parlamento europeo, carica che potrebbe conservare in un emiciclo che, nella decima legislatura, ha la possibilità di aumentare ulteriormente la percentuale di elette(oggi sono il 40% del totale, 281 su 705).

In caso di imprevisti o di fuoco amico contro von der Leyen, sarebbe proprio Metsola - un profilo apprezzato per la sua gestione dell’Eurocamera anche nei giorni bui del Qatargate - la carta segreta dei popolari Ue per mantenere le redini della Commissione.

LE NOMINE

Pure l’arci-nemico di Bruxelles e premier ungherese Viktor Orbán avrebbe in animo di puntare su una donna, l’alleata Judit Varga, per guidare la lista del suo Fidesz all’Europarlamento, ed eventualmente come commissaria Ue in quota Budapest. E per le altre due caselle che entreranno in gioco nel risiko delle nomine di giugno, cioè la presidenza del Consiglio europeo (il consesso dei leader nazionali oggi appannaggio del liberale belga Charles Michel) e il ruolo di Alto rappresentante (cioè il capo della diplomazia Ue, oggi lo spagnolo socialista Josep Borrell)? Secondo Politico Europe, le prescelte potrebbero essere due esponenti nordiche in carica, entrambe classe 1977: rispettivamente, la premier della Danimarca Mette Frederiksen, socialista, e quella dell’Estonia Kaja Kallas, liberale. Per una danese che esce dalle stanze dei bottoni Ue (dopo due mandati, l’astro della potente zarina dell’Antitrust Margrethe Vestager s’è ormai offuscato), un’altra potrebbe entrarvi: l’interesse di Frederiksen a lasciare Copenaghen (dove ha appena proclamato il nuovo re Frederik X, chiudendo la stagione delle regine sui troni d’Europa) non è un mistero, e di lei si è a lungo parlato come prima donna per guidare la Nato, l’Alleanza Atlantica in cerca di leader in vista del summit di luglio, ipotesi poi caduta (al pari della tentazione von der Leyen).

LA BCE

A quel posto ambisce ora Kallas che - lei stesso ironizza sul punto - è vista come candidata a più o meno qualsiasi incarico internazionale di peso: per i baltici, fautori della linea dura contro la Russia, mai come ora sarà importante rivendicare un posto di rilievo nella cabina di regia della politica estera e di difesa dell’Europa. Fuori dalle nuove nomine resta la presidenza della Banca centrale europea, poiché il mandato della francese Christine Lagarde, prima donna al timone dell’Eurotower, scadrà solo a fine 2026, ma l’anticipo di stagione ha già visto l’affermazione di due economiste: dal primo gennaio la spagnola Nadia Calviño ha assunto la presidenza della Bei, la Banca europea per gli investimenti, mentre la tedesca Claudia Buch è diventata capa della sorveglianza bancaria della Bce. 

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