Andrea De Rosa morto caduto dal tetto a Casalnuovo, l’ipotesi: «Colpa di un gioco folle»

La pista dei pm: 17enne di Acerra finito in una challenge che impazza sui siti web

Andrea De Rosa
Andrea De Rosa
di Marco Di Caterino e Pino Neri
Lunedì 3 Aprile 2023, 23:40 - Ultimo agg. 4 Aprile, 16:28
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Tanti i dubbi sulla morte di Andrea De Rosa, 17 anni, di Acerra, precipitato domenica sera da sette metri di altezza per il cedimento di un pannello di plastica nel capannone della ex Eridania-Pibigas, azienda dismessa in via Borsellino a Casalnuovo. I carabinieri della compagnia di Castello di Cisterna, con il maggiore Pietro Barrel, sono impegnati a scoprire i motivi che hanno indotto il giovane a salire sul tetto in plastica malridotto. Gli inquirenti hanno sentito, oltre all’amico che si trovava con il 17enne, i familiari del ragazzo. L’amico, unico testimone della tragedia, non ha saputo o forse non ha voluto spiegare agli inquirenti il motivo che ha indotto Andrea a salire sul capannone. L’amico era in un evidente stato di choc.

Gli investigatori hanno acquisito le immagini del sistema di videosorveglianza dell’ex stabilimento (sorvegliato saltuariamente anche da vigilantes ). Le videocamere hanno registrato la presenza del solo Andrea De Rosa e del suo amico nel cortile della struttura abbandonata. Ciò non esclude la presenza di altri coetanei della vittima perché le telecamere inquadrano solo lo spiazzo dell’ingresso. Dubbi sollevati anche dai familiari. 

Fino a quando non verrà accertato il motivo per il quale Andrea è salito sul tetto, tutte le piste resteranno valide: dalla bravata pure e semplice, alla moda dei ragazzi di fare selfie in posti pericolosi o peggio brevissimi video da postare su Tik Tok, fino alla prova di coraggio del tipo “Challenge” o peggio ancora una prova del Parkour, che consiste nell’abilità di compiere un percorso partendo da un punto A e arrivando a un punto B, superando qualsiasi genere di ostacolo in maniera veloce ed efficiente. 

Di certo Andrea era considerato un bravo ragazzo, senza grilli per la testa, che dopo aver lasciato la scuola aveva trovato un lavoro a Napoli in un’agenzia di contratti con i fornitori di energia elettrica e abbonamenti per la pay tv.
Il magistrato della Procura di Nola ha disposto per domani l’esame autoptico, dal quale forse arriveranno le prime risposte certe. La morte di Andrea ha riproposto il problema della sicurezza nelle tante aziende abbandonate, utilizzate per stoccare balle di stracci da dare alle fiamme, luoghi che diventano “santuari” dei tossicodipendenti e anche lo sky line di serate rave mordi e fuggi. 

Il mistero sulla morte di Andrea s’infittisce se si considerano le dichiarazioni dei parenti e degli amici del giovane rilasciate davanti all’abitazione in cui viveva il ragazzo, un alloggio ubicato in un vecchio cortile di Acerra, al corso Vittorio Emanuele. Qui il ragazzo viveva con la mamma, Mariarosaria Arillo, e con il patrigno, Massimo Scudiero. «La mamma Mariarosaria non c’è adesso. È stata chiamata dai carabinieri per essere ascoltata –. Andrea era un giovane meraviglioso, non gli è mai mancato nulla. Non ci spieghiamo quello che gli è successo». 

Davanti all’abitazione una decina di amici. «Innanzitutto – premettono i giovani – Andrea non aveva una comitiva a Casalnuovo.

Noi siamo di Acerra e tutti quelli che frequentava sono acerrani. Sappiamo che a Casalnuovo lui aveva una fidanzata, ma la conosciamo poco e pare che la sera in cui Andrea è morto lei non ci fosse». «Non ci spieghiamo – avverte un altro amico – cosa ci facesse Andrea in quella fabbrica, e non sappiamo chi fossero questi presunti amici con i quali si sarebbe incontrato là dentro. I suoi amici siamo noi e stiamo tutti qua, a piangerlo». 

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Il papà di Andrea morì quarantenne nel 2008, quando Andrea aveva tre anni. Poi mamma Mariarosaria tentò di rifarsi una vita e nel 2012 si sposò con Massimo Scudiero. Da allora Mariarosaria e il figlio iniziarono a mettere nuove radici. Andrea lasciò la ragioneria di Casalnuovo qualche anno fa: voleva mettersi subito a lavorare. Di recente aveva trovato un nuovo impiego come agente di prodotti per le forniture energetiche e le telecomunicazioni. 

«Qualche giorno fa Andrea è venuto a casa mia – racconta Alessandro Cannavacciuolo, un conoscente – Ci ha spiegato cosa fossero tutti i prodotti che vendeva. Mi sembrava felice e tranquillo. E domenica sera abbiamo saputo della tragedia».

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