«Io, madre della bimba abusata a Caivano ai giudici dico: fatemi rivedere mia figlia»

L'appello della mamma di una delle due cuginette abusate

La mamma
La mamma
Maria Chiara Aulisiodi Maria Chiara Aulisio
Venerdì 24 Novembre 2023, 23:52 - Ultimo agg. 26 Novembre, 10:22
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Sono tre mesi che non vede i suoi figli, tre mesi che non riesce neanche a parlare con loro al telefono, tre mesi che vorrebbe mandare dei regali ma non può. Palma, la mamma di una delle due cuginette abusate a Caivano, lancia un appello a “chiunque vorrà - e potrà - aiutarmi”. Dal giorno in cui, prima la ragazzina vittima del branco, e poi anche gli altri due figli minori, sono stati affidati alle case famiglie, la donna - nonostante le istanze degli avvocati - non ha avuto più alcun contatto. Oggi chiede aiuto e lo fa nella giornata contro la violenza sulle donne perché - dice - “mi sento vittima anche io”.

Vittima di chi?
«Di una situazione più grande di me.

Quando ho avuto il coraggio di ribellarmi mi ha travolto portandomi via tutto ciò che avevo. Da un giorno all’altro mi sono ritrovata in un tunnel e ancora non riesco a vedere la luce».

La sua denuncia - e quella dell’altra mamma - ha messo fine agli abusi. Se non avesse raccontato tutto ai carabinieri sarebbe andata molto peggio.
«Ma certo. Non ci ho pensato un attimo: appena ho capito che mia figlia e mia nipote stavano subendo violenza, siamo andate in caserma. Purtroppo so bene di che cosa si tratta, ferite destinate a non guarire mai più e il pensiero che mia figlia abbia vissuto questo orrore non mi dà pace».

Perché dice che lo sa bene?
«Perché le ho vissute sulla mia pelle le violenze, fisiche, sociali, morali e ora quelle di una giustizia sorda verso i bisogni d’amore tra genitori e figli. No, non esiste solo la violenza sessuale. Ho avuto un marito che mi ha distrutto l’esistenza, ora non viviamo più insieme ma sono cose che non si scordano». 

Quando ha deciso di separarsi?
«Qualche mese fa, non è stato per niente facile. Il dolore, l’abbandono, il degrado in cui quell’uomo mi aveva trascinato mi hanno fatto precipitare in un buco ancora più nero, quello dell’alcol, dal quale per fortuna sono faticosamente venuta fuori».

Non beve più?
«No, non tocco una goccia di alcol da tempo. E non finirò mai di ringraziare Angelo Pisani e Antonella Esposito, gli avvocati, e la maestra di mia figlia alla quale chiesi aiuto quando ero disperata. Lo devo a loro se ce l’ho fatta: mi hanno convinta a andare al Sert dove ho incontrato professionisti straordinari».

Un percorso difficile.
«Ma non impossibile se sei spinto da una forte motivazione». 

Qual è la sua?
«Tornare a vivere con i miei figli. Voglio ricominciare con loro, abbiamo diritto anche noi a una seconda opportunità ma so che ci vorrà del tempo e allora aspetto con pazienza mentre dimostro a tutti che sono davvero cambiata. E però un desiderio ce l’ho: voglio rivederli, mi basta pure una telefonata, vi prego fatemi sentire almeno la voce».

Se però è stato deciso di non farle avere contatti con i suoi tre ragazzi ci saranno delle ragioni. O no?
«Non mi permetto di fare valutazioni e rispetto ogni decisione del Tribunale. Però so che esistono gli incontri “protetti”, quelli in cui genitori e figli si vedono in presenza di altre persone, pure ai carcerati è concesso incontrare le famiglie. Ma poi c’è un’altra domanda alla quale mi piacerebbe avere risposta: perché non posso vedere nessuno dei tre? Capisco che ci sono ancora accertamenti in corso per la brutta storia di Caivano, ma riguardano solo una dei figli miei. E gli altri due? Perché non posso incontrarli?».

Da quando li hanno portati via dal parco Verde non li ha più visti?
«Mai più e nemmeno al telefono li ho sentiti. Gli avvocati hanno fatto una nuova istanza. Sono certa che anche loro sentono la mia mancanza, devono sapere che non li ho abbandonati. Ora viene Natale, spero in un po’ di umanità in più, mi piacerebbe abbracciarli, ho messo dei soldi da parte per i regali e vorrei darglieli».

In caso contrario ha chiesto se potrà farglieli recapitare?
«Anche il permesso di spedire pacchetti mi è stato negato. Forse ho sbagliato a non ribellarmi prima, da sola non ce l’ho fatta ma vi assicuro che sono una brava mamma e qualche attenuante la tengo pure io».

E quali sono le attenuanti che pensa di avere? 
«Il trauma delle violenze subite per anni dal mio ex marito, il lavoro che non c’era quasi mai, quattro bambini da crescere e problemi su problemi fino alla tragedia degli abusi. A volte mi sembra di uscire pazza ma non mollo, giuro che non mollo. Voglio una nuova vita e la voglio con i miei figli lontano dalle case famiglia e dal parco Verde».

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