Caivano, spari e faida di camorra: i cani sciolti del bronx sfidano il clan del Parco Verde

Dopo il maxi blitz della Dda che ha spazzato via i vertici del clan Ciccarelli-Sautto

Carabinieri all'esterno del Parco Verde a Caivano
Carabinieri all'esterno del Parco Verde a Caivano
di Marco Di Caterino
Mercoledì 13 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 14 Settembre, 07:20
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L'assenza per il momento a Caivano di un boss che sia capace di imporre con la forza una qualche pacificazione rende sul territorio la camorra ancora più fluida: si infiltra e penetra da altri territori vicini, alla stregua dei vasi comunicanti. Nuovi camorristi, o meglio, aspiranti tali, giovanissimi, tra questi anche molti minorenni che vanno a dormire con il kalashnikov sotto il cuscino, prima sparano, prima uccidono e poi sono disposti a trattare, ma con le loro regole. Fino a ieri erano solo dei cani sciolti, violenti e spietati. Dallo scorso mese di giugno, dopo un maxi blitz della Dda, che ha spazzato via i vertici del clan Ciccarelli-Sautto facendo saltare il tappo di una tregua criminale, questi camorristi 4.0 hanno intravisto spazi da conquistare. Affamati di soldi e di potere criminale sono entrati in azione. La dimostrazione viene dalla serie di stese, ben tre e un tentato omicidio, fatti gravissimi, consumati con inaudita sfrontatezza da individui incuranti anche del fatto che Caivano e Parco Verde, al centro delle cronache nazionali e straniere per la vicenda dello stupro di gruppo su due cuginette di 11 e 13 anni, sono assediati da carabinieri e polizia come mai era accaduto in quarant'anni. Ma nella grammatica scellerata della camorra, non ci sono poliziotti o carabinieri che tengono. Così, dopo la pausa estiva, perché anche i camorristi vanno al mare, inevitabile è iniziata una faida, tra quello che resta del clan Ciccarelli-Sautto, e un gruppo di indemoniati giovanissimi del cosiddetto bronx, da tempo irrimediabilmente sottomessi dallo strapotere del clan del Parco Verde, e per questo costretti ad ingoiare amaro e a rimpiangere i fasti criminali di quando in queste zone comandava il boss Francesco Pezzella, adesso agli arresti. 

Il clima dunque si è fatto teso già poche ore dopo il blitz dello scorso giugno, quando furono arrestati Antonio Angelino, meglio noto come Tibuiccio, Michele Leodato, detto Michele o pazzo, i fratelli Massimo, Ciro e Vincenzo Gallo, Salvatore Russo, noto nelle piazze di spaccio come Gargamella, e Fabio Pagnano. Tutti elementi di spicco che continuavano a far funzionare il sistema e le 14 piazze di spaccio, secondo gli ordini di Antonio Ciccarelli e Nicola Fucito, i capi dell'omonimo clan, detenuti al 41bis, utilizzando i canali di approvvigionamento della cocaina, secondo lo schema operativo strutturato da Pasquale Fucito, detto o marziano, un broker del narcotraffico, che ha fatto scuola.

Dalle parole, anzi dai silenzi carichi di significati, si è passati ai fatti. 

 

La faida, infatti, rischia di allargarsi e coinvolgere la stessa Afragola con il Rione Salicelle, con i Bizzarro-Barbato, cosca da sempre alleata con i Ciccarelli-Sautto, ma che da qualche tempo è sotto attacco di un manipolo di giovanissimi, afragolesi doc, il cui obiettivo è quello arrivare al ground zero dei Bizzarro-Barbato, e riconsegnare nelle mani degli afragolesi, il controllo di tutte le attività illecite, con i Moccia spettatori interessati a vedere come va a finire. E per questo, quelli del bronx hanno aperto le trattative per una immediata alleanza, proprio con gli afragolesi, il cui tornaconto sarebbe non solo la cacciata via dei Bizzarro-Barbato, ma anche un comodo oltre che formidabile canale di approvvigionamento di ogni tipo di droga. 

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Il sei settembre al centro storico di Caivano, da sempre sede di piazze di spaccio, scampa alla morte Francesco Falco, 43 anni, già noto alle forze dell'ordine. L'uomo, sospettato di essere passato con il bronx, riesce a salvarsi dalla gragnuola di colpi, rimanendo ferito in modo grave alle gambe. Meno di trentasei ore dopo, arriva la risposta del bronx con la stesa silenziosa sotto l'abitazione di Antonio Ciccarelli, con alcuni suoi famigliari minacciati dai mitra spianati ad altezza d'uomo, ma le armi restano mute. E c'è da giurarci, che fino a domenica scorsa, avrebbero lavorati i cosiddetti pontieri per evitare lo scontro. Qualche imbasciata che non è andata giù a quelli del bronx, e domenica sera, arriva la stesa vera, con l'esplosione di almeno una ventina di colpi di fucili mitragliatori e mitra corti, proprio nei pressi dell'abitazione del boss Ciccarelli. Quelli del Parco Verde, capita l'antifona, agiscono con una sorprendente novità: poco più di tredici ore dopo, in piena mattina, in Via Pio IX, centro città, esplodono alcuni colpi con pistole di grosso calibro, contro una Panda, lì in sosta. L'auto era intestata alla moglie di un personaggio di «rispetto» del bronx. Un'escalation da brividi. 

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