Giallo sull'operaio morto: «Sul macchinario in moto Raffaele non doveva starci»

Giallo sulla morte dell'operaio, saranno ascoltati i compagni di lavoro

Raffaele Vergara
Raffaele Vergara
di Marco Di Caterino
Venerdì 21 Luglio 2023, 07:43
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«Che volete che dica. Raffaele era il mio cuore, che ora è spezzato per sempre». Non riesce a dire altro Antonio Vergara, il papà di Raffaele, il 20enne di Crispano, promessa del calcio, operaio della " DeliFood", di Frattamaggiore, morto stritolato mercoledì nella macina dove vengono polverizzati aromi e spezie e intorno alla quale il povero ragazzo, stava ultimando le operazioni di pulizia del macchinario.

«Perché - chiede - non me lo fanno vedere? Raffaele è mio figlio, il mio cuore, la mia vita orami distrutta». Circondato dai fratelli e dagli altri familiari, il papà del 20enne è l'immagine del dolore. Famiglia, parenti e amici, si sono radunati in via San Gennaro, zona vecchia di Crispano, dove ancora ci sono muretti che circondano sparuti orti, e dove la giovanissima vittima abitava con i genitori.

Stremato dalla tensione e dal feroce caldo di questi giorni, Antonio Vergara viene portato quasi di peso dentro casa, dalla quale arriva più flebile che mai, un lacerante « figlio miofiglio mio», più che un ricordo una invocazione, quella di Cinzia Zanfardino, mamma di Raffaele.

La tensione nella tranquilla via San Gennaro, che pure sottaciuta, esplode senza preavviso. Una zia della vittima, che si è precipitata da Modena dove abita e lavora nella scuola, dapprima sbircia dalla porta. Poi sussurra qualcosa sulla sicurezza sui posti di lavoro, seguito da una violenta reprimenda «sui corsi di aggiornamento che al Sud funzionano solo sulla carta». Le grida hanno l'effetto della benzina sul fuoco e sale la tensione a livelli di guardia. La zia di Raffaele viene portata quasi di peso dentro casa, prima che porta venga chiusa, intorno a questo epicentro di dolore, disperazione e di tanti perché che sono ancora senza risposta.

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Al momento, da ambienti investigativi si apprende che non sono stati disposti avvisi di garanzia. La spiegazione potrebbe essere quella che il pubblico ministero titolare dell'inchiesta non ha ancora deciso se e quando dovrebbe essere fissata la data dell'autopsia sulla salma di Raffaele Vergara, attualmente sotto sequestro giudiziario presso l'obitorio dell'ospedale San Giuliano di Giugliano. Oppure, c'è ancora qualcosa di importante da chiarire sulla dinamica del mortale incidente.

A cominciare dal perché Raffaele Vergara si trovava sulla parte superiore del macchinario, che era in fase di pulizia delle macine ma in funzione. Mentre invece questa è un'operazione che deve essere eseguita rigorosamente con il dispositivo spento e con gli operatori a terra. Gli inquirenti si chiedono, possibile che nessuno dei compagni di lavoro abbia visto il 20enne, sul macchinario in funzione e pericolosamente vicino all'apertura, larga tra ottanta e novanta centimetri, e alla quale viene fissato il tubo di carico delle spezie per il processo di triturazione.
Sicuramente nei prossimi giorni, il magistrato delegherà i carabinieri della compagnia di Caivano, diretta dal capitano Antonio Maria Cavallo, altre indagini e accertamenti per chiarire in modo definitivo l'esatta dinamica della morte di Raffaele Vergara, promessa del calcio, bravo ragazzo, figlio di persone perbene, i cui sogni si sono spezzati per sempre mercoledì mattina.
 

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