Anche la seconda perizia chiesta dagli imputati ha confermato che la raccolta illegale dei datteri di mare ha danneggiato l'ecosistema marino in tutto il Golfo di Napoli, non risparmiando neanche i Faraglioni di Capri. Ieri, i giudici della terza sezione penale del tribunale di Napoli (presidente di collegio Amelia Primavera) hanno condannato dieci persone per disastro ambientale. L'inchiesta coordinata dal pm Giulio Vanacore (Procura di Napoli, indagini condotte dalla guardia di finanza) aveva portato a ricostruire l'intera rete napoletana di raccolta e vendita dei datteri di mare che ruotava attorno alla famiglia Amato, un'organizzazione che si serviva della complicità del più «potente» gruppo di datterari con base a Castellammare di Stabia e contatti in tutta la Penisola Sorrentina, fino a Capri.
Pasquale Amato (classe 64) sei anni e cinque mesi, qualche mese in meno per il cugino omonimo classe 65.
Il consulente nominato dai giudici su richiesta degli imputati ha confermato quanto scritto nella sua relazione dal professor Giovanni Fulvio Russo, ordinario di Scienze Biologiche ed Ecologia alla Parthenope: «In tutta l'area dell'isola di Capri non è stato possibile riscontrare alcun tratto di costa non interessato negli anni dal prelievo dei datteri di mare. Anche nelle aree apparentemente "intatte" si notano segni dell'estrazione dei molluschi bivalvi, fino a 20 metri di profondità».
Addirittura metà della parete rocciosa sommersa dei Faraglioni era stata completamente «desertificata» dai datterari, che avevano razziato già nel 2016 quei tratti sommersi dell'isola azzurra. «In un metro quadrato di roccia caprese scrivono gli esperti riescono a crescere fino a 659 datteri». Ma per completare il ciclo di crescita, il dattero impiega anche 25 anni e, una volta staccato dal pezzo di roccia, lascia un deserto marino per decenni, prima che nascano altri molluschi. Per questo motivo, da anni i datteri di mare sono una specie protetta che non può essere raccolta né commercializzata: la sua presenza garantisce un complesso ecosistema, danneggiato in maniera quasi irreversibile. Tra i tribunali di Torre Annunziata e Napoli resta in piedi l'ultimo filone processuale, imputati nuovamente il gruppo della famiglia Viola.