Terremoti, bradisismo infinito tra Napoli e Pozzuoli: «Ma non ci sarà un'eruzione»

Identiche caratteristiche alla crisi del 1982-84, possibili scosse simili

La Solfatara
La Solfatara
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 28 Settembre 2023, 00:03 - Ultimo agg. 19:20
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La scossa più forte degli ultimi quarant’anni. Un record di cui potevamo fare a meno, soprattutto perché le ultime 36 ore non sono state prive di agitazione, ansia e paura. Alle 3.35 di ieri la terra ha tremato al confine tra Pozzuoli e Bagnoli, all’altezza della stazione Dazio, con una magnitudo di durata di 4.2 a una profondità di 2,9 chilometri come registrato dalla Rete di Monitoraggio dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Una magnitudo del tutto simile a quelle più intense registrate durante la crisi bradisismica 82-84, quindi coerente e non anomala per questa crisi iniziata invece nel 2005. Ciò non toglie che la percezione sia stata come di una botta violenta proveniente dal sottosuolo, uno schiocco della terra che nell’ultima settimana sembra non volersi fermare. 

L’evento sismico, infatti, fa parte di uno sciame iniziato alle 5.06 di martedì terminato alle 15.56 di ieri, costituito da circa 88 scosse a bassa energia di cui quella record di ieri notte è stata la più forte di un gruppo di 24 superiore alla magnitudo 1.0. Appena venti giorni fa, il 7 settembre, avevamo avuto un altro record: una scossa alle 19.45 con magnitudo di durata 3.8 posta a una profondità di 2,5 chilometri mentre l’epicentro era stato fissato nella zona Pisciarelli della Solfatara, un’area molto vivace dal punto di vista energetico e sede di fumarole monitorate dell’OV.

Centinaia di persone sono scese in strada con addosso il pigiama. Da Pozzuoli a Bagnoli e perfino in alcune zone di Posillipo e Fuorigrotta. Una paura intensificata da decine di fake news su eruzioni imminenti e danni agli immobili, che anche ieri si sono diffusi a macchia d’olio, ma che una volta smentiti non hanno trovato la stessa viralità sui social e instant messaging. 

Sulla piattaforma «Chi ha sentito il terremoto?» dell’INGV sono arrivate 1.473 segnalazioni ma ne sono state utilizzate 1.187. Ben 197 i comuni in cui è stata avvertita la scossa: oltre alle aree flegree e le dieci municipalità di Napoli con una intensità definibile del quarto grado della scala Mercalli-Càncani-Sieberg (MCS) a parte Bacoli e Qualiano dove l’avrebbero percepita del 4.4 grado MCS, da Sorrento a Giugliano è stata percepita del terzo grado MCS e poi via via da Caserta, Benevento, Salerno, Campobasso, Isernia, Cassino e tutto il frusinate fino a Roma è stata avvertita come una scossa di intensità tra 2 e 1 MCS.

Gravi le ripercussioni sulla circolazione dei treni bloccata per le verifiche sulla rete con le stazioni assediate e ritardi nei convogli. 

Dall’inizio dell’anno a oggi ci sono stati già 4.770 eventi sismici (il 90% a bassa energia, non superiore alla Md 1.0) mentre la distribuzione degli epicentri segue sempre tre aree principali, il 90% è in area Solfatara-Pisciarelli, poi c’è un 5% lungo un asse a mare parallelo alla costa di Pozzuoli e più vicino a Bacoli, e un altro 5% su un altro asse a largo di Bagnoli, che è invece perpendicolare alla costa, sede della scossa di Md 4.2 di ieri notte. Il record mensile di agosto di 1.118 scosse difficilmente sarà superato a settembre, poiché per ora siamo a circa 598 scosse, sebbene ci sia un lungo sciame sismico iniziato alle 5.06 di martedì e costituito da circa 88 scosse a bassa energia. Ma questa forte scossa è normale? Per una caldera in un’area vulcanica attica come sono i Campi Flegrei sì e a dirlo sono i dati storici che evidenziano terremoti di magnitudo paragonabili al sisma di ieri durante la crisi bradisismica 82-84, come spiega Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Ingv che tiene a precisare che «in quel periodo misuravamo sempre in magnitudo di durata e non in Richter, come paventato da qualcuno, quindi si tratta di dati del tutto simili. Ma la diffusione anche ai fini mediatici era diversa, cioè i dati storici venivano diffusi in una scala tipo Mercalli poi tramutata in magnitudo momento. Non siamo matti che cambiamo le scale a nostro piacimento, ma ai fini scientifici la magnitudo di durata è quella che usiamo».

 

Tanto nel bollettino quanto a voce, si ripete che «allo stato attuale non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni del sistema a breve termine, fermo restando che una eventuale futura variazione dei parametri monitorati (sismologici, geochimici e delle deformazioni del suolo) può comportare una diversa evoluzione degli scenari di pericolosità» come dice il direttore Mauro Di Vito. «In questo marasma di notizie false (che ho ricevuto perfino io su Whatsapp) e allarmismi diffusi sui social è necessario mantenere una comunicazione ferma e chiara. Non ci sono variazioni significative nell’ultima settimana, se non nel sollevamento del suolo, che presenta nell’area di massima deformazione al Rione Terra un lieve incremento nella velocità media, finora di circa 15 millimetri a mese, ma solo nelle prossime settimane saremo in grado di quantificare questo incremento».

«Il sollevamento però non è necessariamente legato a un’eruzione imminente» aggiunge Bianco che ricorda l’importanza del Rapporto del Gruppo di Lavoro che ha definito lo scenario per il piano di emergenza dei Campi Flegrei del dicembre 2012, che contiene informazioni dettagliate in particolare sugli «scenari pre-eruttivi ed eruttivi dove, come chiunque potrà leggere, non è presente nessun termine come super eruzione o teorie fantasiose di super vulcani. Tutte le nostre affermazioni sono supportate da dati. Se affermo che ci sarà una super eruzione e non presento i dati, la mia è solo un’opinione ma sicuro non è scienza». 

E infatti troviamo nel capitolo sui possibili scenari eruttivi una Scala in cinque sezioni: Effusiva, Piccola, Media, Grande e Molto Grande. La probabilità condizionata che ciascun scenario possa avvenire è rispettivamente dell’11.9%, 59.6%, 23.8%, 4% e 0.7%. «E a oggi non c’è nessun dato precursore di un’eruzione imminente nei Campi Flegrei» aggiunge Bianco. Tenuto conto dell’attuale fase deformativa molto intensa, dall’OV si aspettano che avvengano altre scosse «anche di magnitudo uguale o maggiore a questa di 4.2, ma concordiamo tutti è che molto improbabile superiore alla Md 5, come confermato da evidenze tipo dati delle crisi storiche o trincee su terreno. Per esempio, è probabile che avvennero nel 1198, 1538 e 1582. Tuttavia essendo molto superficiali si può generare una facile percezione degli eventi». 

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Proprio riguardo le profondità ipocentrali, nelle ultime settimane sono aumentate quelle piuttosto esigue, cioè a meno di un chilometro. Una anomalia? «No, nessuna stranezza. Si tratta della risposta meccanica alla sollecitazione di pressione termica indotta nel sistema idrotermale. Anzi, mi fa piacere ricordare un dato che registrammo proprio a inizio di questa crisi bradisismica. Nell’ottobre 2006, registrammo 800 eventi a bassa frequenza (LP) tutti localizzati tra Solfatara e Pisciarelli a una profondità di appena 500 metri. Eventi tutti legati alla dinamica del sistema idrotermale: esistono metodi molto sofisticati (che noi maneggiamo e pratichiamo) per stabilire qual è il fluido che si sta muovendo all’interno dei crack per generare gli eventi a bassa frequenza. E scoprimmo che era acqua termale, cioè il sistema idrotermale».

La direttrice Bianco terrà un seminario dal titolo «Terremoti, deformazioni del suolo, attività fumarolica: l’attuale fase bradisismica ai Campi Flegrei» alle 14.30 di domani nell’Aula Ciliberto del Campus dell’Università Federico II a Monte Sant’Angelo, nell’ambito della Notte dei ricercatori Streets.

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