Terremoto a Napoli, la vita sospesa a due passi dalla Solfatara: «Basta, vogliamo andare via»

«Un'altra notte in bianco, tutti in strada temendo il peggio»

I palazzi tra le fumarole
I palazzi tra le fumarole
di Nello Mazzone
Giovedì 28 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 29 Settembre, 07:12
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«Ieri sera abbiamo festeggiato il quinto compleanno di mia figlia, che ha organizzato per l'occasione un pigiama party con le sue cuginette e amiche, ma quando ho sentito il boato e poi la scossa mi sono fiondata in camera loro per tranquillizzarle e rasserenarle. Ci siamo tutti svegliati di soprassalto. Il cuore in gola e abbiamo passato la notte in bianco e tutti in strada temendo il peggio». Frammenti di vita quotidiana al tempo dell'emergenza bradisismica e delle continue scosse, raccontati da Rossella Ciuccio, che abita in una palazzina della Quinta traversa Pisciarelli. Nel cuore della zona rossa per l'emergenza vulcanica e crocevia dell'emergenza bradisismica. Un palazzo che affaccia sugli sbuffi sulfurei di Pisciarelli, tra le fumarole e la collina che si sta sgretolando sempre di più sotto i colpi degli sciami bradisismici. Rossella affaccia sulla fumarola Pisciarelli, indica con il dito quel vapore intriso di zolfo che da troppe notti sta diventando un incubo. Il suo e di migliaia di persone che abitano in questo dedalo di strade e traverse, divise tra Napoli e Pozzuoli, dove i vicoli non hanno neanche un nome ma solo un numero romano. Un risiko urbanistico. Un caos amministrativo: lungo la strada che dalla Solfatara scende verso la zona dell'Ippodromo di Agnano, un alloggio si trova sul territorio di Napoli, quello attiguo addirittura sullo stesso pianerottolo è Pozzuoli. E in questa cervellotica scacchiera di competenze burocratiche si è impantanato anche l'aggiornamento del piano di evacuazione per emergenza vulcanica: chi abita qui dovrà fuggire, in caso di necessità, verso Napoli ma nessuno finora ha indicato loro con precisione il percorso preciso da fare. 

«Qui temiamo il terremoto, ma il vero problema è che se viene una scossa ancora più forte o in caso di eruzione vulcanica, non sappiamo che fare perché nessuno ce lo ha detto - dice Giuseppe Pezzella, titolare della Caffetteria degli Amici, lo storico bar che si affaccia su via Antiniana-Scarfoglio - Abito e lavoro qui dal 1992 e diciamo che mi sono abituato al bradisismo, anche se ultimamente l'aumento del numero di scosse sta facendo aumentare l'ansia, soprattutto di mia moglie che vuole andare e lasciare per sempre Pozzuoli». Un pensiero che accomuna tanti. Basta farsi un giro tra i palazzoni con i cornicioni sgretolati e gli intonaci scrostati di via San Gennaro Agnano, dal lato opposto a via Pisciarelli, per tastare la paura e l'apprensione. Bar storici chiusi da anni, nonostante fossero commercialmente appetibili perché a ridosso della scuola superiore «Isis Petronio» frequentata da quasi mille studenti. Cartelli di “vendesi” e “affittasi” appiccicati vanamente ai portoni da anni. «Quelli che abitano qui sono abituati alle scosse, ma con l'aumento del bradisismo sono pochi coloro che decidono di trasferirsi in questa zona e le case restano sfitte - racconta Salvatore Gallaro, operaio di una ditta di pulizie che da oltre 20 anni lavora in questi condomini - Un vero peccato, perché qui hanno chiuso negozi e in tanti hanno anche perso il lavoro. Speriamo che il bradisismo rallenti». «Stanotte (ieri per chi legge, ndr) ci siamo svegliati di soprassalto e il primo pensiero è stato andare a controllare che nostra figlia stesse bene - raccontano Mikhail e Daniela Alex, coppia di rumeni che abita in un palazzo di via Pisciarelli da oltre 10 anni - Poi siamo andati ad accudire una nostra vicina di casa, che ha avuto una crisi di panico e pianto.

Siamo scesi in strada e abbiamo aspettato che facesse giorno». 

 

Notti che diventano infinite, tra il vibrare dei palazzi e l'ondeggiare dei lampadari. «Non si dorme più - aggiunge Mattia Pezzella - Continue vibrazioni e scosse. Poi ti colleghi sui social e leggi fake news e commenti che aumentano l'ansia. Oggi girava in rete un falso video con una sorgente che sarebbe sorta sulla strada di casa mia, mi sono tranquillizzato solo quando ho visto gli operai dell'acquedotto di Pozzuoli che hanno smentito». Apprensione e timore, mentre la nuvola di zolfo avvolge la zona un tempo sede dei campetti di calcio e oggi interdetta per pericolo di miasmi mortali: mestamente l'anziano titolare della struttura sportiva allarga le braccia e spiega che «qui ogni giorno venivano a giocare centinaia di ragazzi ma oggi sono rimasto io solo, a fare la guardia alla pericolosa fumarola». 

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