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Forio d'Ischia, il ristorante “graziato”: abuso prescritto, niente ruspe

Sedici anni fa i sigilli, poi l'ordine di demolire: ora il reato è estinto

Il municipio di Forio d'Ischia
Il municipio di Forio d'Ischia
di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 1 Dicembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. : 2 Dicembre, 07:24
3 Minuti di Lettura

Hanno avuto pazienza e il tempo - almeno nei loro confronti - è stato galantuomo. Nel senso che hanno atteso e sperato, strappando un esito positivo al jackpot della giustizia napoletana: è arrivata la prescrizione, la condanna in primo grado è stata annullata, cadono anche le pene accessorie. Ruspe ferme, abbiamo scherzato.

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Una storia tra tante, quella che riguarda un piccolo ristorante di Forio d’Ischia, un ex rudere trasformato in locale per aperitivi e pranzetti con vista mare, per il quale erano scattati segnalazioni, denunce, con tanto di blitz da parte delle forze dell’ordine.

Correva l’anno 2006, 16 anni dopo si scopre che non ci sarà alcuna conseguenza per un reato accertato (almeno nel primo grado di giudizio), con tante scuse per tutti. Un caso - tra tantissimi - di sopraggiunta prescrizione, che rappresenta l’altra faccia del fenomeno abusivismo nell’intero territorio campano.

Ma restiamo a Ischia, proviamo a raccontare la storia del ristorante abusivo (oggi non più abusivo) in quel di Forio. Torniamo all’anno 2006. Blitz dei carabinieri, sigilli a un ristorante, imprenditore denunciato per abuso edilizio. Quattro anni dopo, nel 2010, finalmente si va in aula. Tutto pronto, il processo può prendere le mosse, c’è un solo imputato che deve essere giudicato, ma il verdetto non arriva in tempi rapidissimi. Questione di consulenze, di perizie, di escussione di testimoni, in una vicenda tecnica che merita tutti gli approfondimenti possibili.

Video

Quattro anni dopo, però, si arriva al verdetto di primo grado, che accoglie in modo integrale le richieste della Procura. Ottobre del 2014, c’è la condanna dell’imprenditore (proprietario del ristorante), ma anche l’ordine di demolizione. È il ripristino dello stato dei luoghi, il ritorno alla normalità, che dovrebbe spazzare via il ristorante di Forio. Ma la storia non finisce qui. Si va in appello. Siamo nel 2015, quando le carte del processo sul ristorante di Forio si spostano da un piano all’altro della cittadella giudiziaria di piazza Cenni. 

Sul fascicolo del ristorante cala una sorta di mannaia. Sette anni dopo, siamo nell’estate del 2022, la Corte di appello comunica alle parti l’avvenuta prescrizione del fascicolo. Una mannaia, si diceva, che appartiene a tantissimi fascicoli, in relazione al particolare imbuto in cui finiscono le carte trasmesse tra il primo e il secondo grado di giudizio. Ma qual è l’esito di una simile soluzione? Cosa è accaduto del ristorante finito al centro di indagini e di un braccio di ferro giudiziario? Tecnicamente parlando, il ristorante ha incassato una sorta di patente di neutralità: non può essere dichiarato abusivo, perché la condanna di primo grado non è stata confermata nei successivi gradi di giudizio; può tornare a funzionare, a ricevere ospiti e clienti, al netto delle accuse originarie che avevano cristallizzato la trasformazione di un manufatto in un’attività di ricezione.

Una storia tra tante, nel mare magnum dei fascicoli legati alla prescrizione, che è un fenomeno sul quale a lungo si è speso in questi anni il presidente di corte di appello Giuseppe De Carolis. Negli ultimi anni è stata infatti allestita una cabina di regìa ai piani alti della cittadella giudiziaria, per invertire la rotta e sottrarre i fascicoli allo scorrere del tempo e all’accertamento delle ipotesi investigative. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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