Choc in casa alloggio nel Napoletano: «Ragazze violentate dal loro educatore»

Le due vitttime stavano cercando di superare il dramma delle molestie subite da amici e parenti

Choc in casa alloggio: «Ragazze violentate dal loro educatore»
Choc in casa alloggio: «Ragazze violentate dal loro educatore»
Giovedì 7 Marzo 2024, 23:00 - Ultimo agg. 8 Marzo, 17:35
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L’accusa da cui dovrà difendersi è tra le più ignobili registrate nel corso degli ultimi anni: avrebbe violentato due ragazzine (una appena 18enne, l’altra minorenne) che gli erano state affidate come operatore all’interno di una casa alloggio che ospita le giovani vittime di violenze e abusi sessuali. Un brutto risveglio per utenti e educatori di una casa alloggio di Giugliano, che ospita persone (in gran parte minorenni) vittime di abusi. È di ieri la notifica di una misura cautelare di arresti domiciliari a carico di L.P., 29 anni, ritenuto responsabile di due episodi di violenza sessuale a carico di due ospiti della struttura. Le due ragazze state sottratte dai giudici a contesti familiari e relazionali difficili. La prima era stata costretta a subire gli abusi in casa; la seconda era stata vittima di violenze esercitate da un branco di periferie. Entrambe sarebbero state costrette a subire violenze e minacce da parte dell’operatore finito ieri agli arresti domiciliari.

Inchiesta condotta dalla Procura di Napoli nord, sotto il coordinamento della procuratrice Maria Antonietta Troncone, che ha acceso i riflettori nei confronti della casa alloggio di Giugliano, per altro riconosciuta e convenzionata con il Comune e con la stessa Regione.

Le vittime delle violenze hanno solo 18 e 16 anni e, ovviamente, un passato difficile: il 29enne ha abusato della prima (già violentata dal patrigno) il giorno del suo 18esimo compleanno, mentre era in stato di alterazione a causa dell’alcol assunto durante un party organizzato in un locale proprio per festeggiare la ricorrenza. Poi la seconda violenza, compiuta nonostante la 16enne lo implorasse di smetterla: e quando la vittima ha deciso di rivelare l’accaduto, sottoponendosi al test del Dna, sarebbe stata anche minacciata di ritorsione. Doverosa a questo punto una premessa: i vertici della struttura per minori in difficoltà in cui sarebbero avvenuti gli abusi sono estranei alle accuse ipotizzate nei confronti dell’operatore finito ieri agli arresti domiciliari e sono pronti a difendere la propria onorabilità nel corso di un eventuale processo.

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Al momento dell'arresto l'operatore era ancora in servizio nella casa alloggio: difeso dal penalista Antimo Verde, ora tocca al 29enne ribaltare le accuse e dimostrare la correttezza della propria condotta, nel corso del seguito del procedimento giudiziario aperto a suo carico. Decisivo il lavoro dei carabinieri, che hanno ascoltato le parti offese e che hanno ricostruito una serie di potenziali riscontri concreti in grado di suffragare le ipotesi di accusa. Tra queste, la prova del Dna che avrebbe confermato la versione di una delle due vittime. Una brutta storia che viene scandita anche dalla determinazione di una delle presunti parti offese che decide di rivolgersi ai carabinieri per essere sottoposta alla prova genetica. Sono le dieci di notte dello scorso 11 gennaio, quando la ragazza si rivolge ai carabinieri. Viene condotta in ospedale, al Cardarelli, per il test del Dna, accompagnata anche dalla responsabile della stessa comunità. È in questo momento, che viene fuori il nome dell’operatore, dando la stura a una inchiesta approdata ieri nella notifica degli arresti domiciliari. Una vicenda che ora attende il racconto dell’uomo al cospetto del gip, alla luce delle testimonianze e delle tracce raccolte finora.