Bradisismo nei Campi Flegrei, possibile mini-eruzione come quella del Monte Nuovo nel '500

Gli esperti: nessuna catastrofe, 60% di probabilità di un piccolo evento esplosivo

L'Osservatorio Vesuviano
L'Osservatorio Vesuviano
di Mariagiovanna Capone
Martedì 4 Luglio 2023, 23:00 - Ultimo agg. 5 Luglio, 16:06
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Il crescente numero di terremoti degli ultimi mesi ai Campi Flegrei, molti dei quali avvertiti dalla cittadinanza, sommato ad alcune pubblicazioni scientifiche sulla dinamica dell’area vulcanica flegrea dai toni piuttosto allarmistici hanno fatto aumentare i timori di una possibile eruzione imminente. Ecco quindi che lunedì si è tenuto un incontro tra istituzioni e cittadini per fornire informazioni più equilibrate, chiare e soprattutto non allarmistiche. Non a caso a organizzarla è il Comune di Pozzuoli, tempestato di richieste di chiarimenti della cittadinanza, che ha messo al tavolo i vertici del Dipartimento di Protezione Civile nazionale, regionale e del Comune di Pozzuoli, di Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Centro Studi Plinius e Cnr-Irea.

Obiettivo dell’incontro è stato quindi quello di favorire la diffusione di informazioni corrette e ufficiali come azione di mitigazione del rischio. In particolare quelli di Francesca Bianco (direttrice del Dipartimento Vulcani Ingv) e Mauro Di Vito (direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv), che hanno esposto con la massima trasparenza i dati scientifici dello stato della caldera, ribadendo che attualmente i Campi Flegrei «non mostrano alterazioni tali da far presumere un’imminente apertura di bocche eruttive», e che, anzi, sebbene il numero di sismi sia aumentato (661 nel mese di maggio, ma a giugno sono scesi a 209) si è distanti dal numero fortemente superiore durante la crisi bradisismica degli anni Ottanta.

Per i vertici dell’Ov, quindi, incontri come quello di lunedì «sono azioni di mitigazione del rischio che permettono ai cittadini di ignorare fake news e allarmismi immotivati». 

«Gli studi contengono valutazioni di pericolosità, ovvero la probabilità che l’area sia interessata da fenomeni vulcanici più o meno intensi in un certo intervallo di tempo. Il rischio, invece, è il risultato di variabili diverse da zona a zona quali pericolosità, esposizione e vulnerabilità. Pertanto, pericolosità non è sinonimo di rischio» ha spiegato la direttrice Bianco, dopo aver elencato «le probabilità dei diversi tipi di eruzione nel caso in cui la situazione evolva verso una crisi vulcanica. La comunità scientifica che si occupa di pericolosità ha elaborato delle percentuali dei diversi tipi di eruzione dei Campi Flegrei basate sulla storia e sul comportamento passati della caldera che annovera un ricco database con oltre 70 eruzioni solo negli ultimi 15 mila anni».

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Nello specifico, i dati riportati dall’Ingv elencano queste percentuali: Eruzione effusiva 11% (tipo colata di lava di Monte Olibano); Eruzione esplosiva piccola 60% (come gli eventi tipo l’eruzione di Monte Nuovo del 1538); Eruzione esplosiva media 25% (tipo l’eruzione di Astroni avvenuta circa 4 mila anni fa); Eruzione esplosiva grande 4% (come l’eruzione pliniana di circa 4.500 anni fa di Agnano-Monte Spina). «Invece, la probabilità di accadimento di quelle che i media chiamano Super eruzione (ovvero quelle avvenute 40 mila e 15 mila anni fa dell’Ignimbrite Campana e del Tufo Giallo Napoletano) è inferiore all’1%» ha aggiunto Bianco. Quindi statisticamente la più probabile eruzione potrebbe essere quella esplosiva piccola tipo del Monte Nuovo. 

Per il direttore dell’Ov Mauro Di Vito, l’incontro è finalizzato proprio a «informare bene e meglio i cittadini, in particolare sui fenomeni recenti», insistendo sui dati facilmente reperibili ma sul saperli anche interpretare. «Attualmente, il vulcano è in una fase di allerta gialla e le sue variazioni sono rilevate e valutate h24. Nel caso in cui si evidenzino anomalie rilevanti, immediatamente scatterebbero le procedure di comunicazione alle istituzioni coinvolte, con celerità». Quindi nessuna fase pre-eruttiva ma tutto nella norma per un’area vulcanica attiva.
 

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