Porto di Castellammare, zero progetti e polemiche: «Niente fondi, porto tradito»

La provocazione di Salvatore Vozza, politico stabiese di lungo corso

Andrea Annunziata presidente dell'Autorità portuale
Andrea Annunziata presidente dell'Autorità portuale
di Antonino Pane
Mercoledì 18 Gennaio 2023, 08:00 - Ultimo agg. 12:00
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Ma quelli di Castellammare si deve ribattezzare Porto di Napoli o di Salerno per ottenere qualche investimento? La domanda - o, meglio, la provocazione - è di Salvatore Vozza, politico stabiese di lungo corso, che lamenta la scarsa attenzione delle istituzioni, tutte, verso lo scalo della sua città. Insomma torna al centro del dibattito il ruolo del porto di Castellammare nell'Autorità di sistema portuale del Tirreno centrale. Un ruolo che per posizione e specificità dovrebbe essere centrale e che, invece, non riesce a delinearsi con chiarezza. Il nodo, naturalmente, ruota intorno allo stabilimento Fincantieri che, nonostante le promesse, resta limitato a causa delle piccole dimensioni dello scalo di alaggio. Negli anni si è parlato di bacino, poi di piattaforma affondante ma il risultato è che a Castellammare si continua a varare tronconi di navi sul quel piccolo scalo inclinato.

E poi gli spazi da restituire alla città, quelli occupati dai vecchi silos del grano fatiscente; quelli ancora attraversati dal binario sul lungomare.

Interventi che richiedono una visione, una strategia. E naturalmente stanziamenti. Ma nulla è stato previsto per il porto di Castellammare nel Pnrr, niente è appostato nei fondi ordinari. E di certo non è una partita di poco conto quella che Castellammare di fatto non gioca: tra fondi del Pnrr e trasferimenti ordinari dallo Stato all'AdSP, la partita è di oltre 400 milioni di euro. Ma riguarda Salerno, riguarda Napoli. Non il porto stabiese che pure all'Autorità Portuale ha versato, dal 2007 ad oggi, circa 10 milioni per canoni demaniali.

 

Su tutto questo Vozza denuncia uno «strano silenzio anche da parte delle forze politiche e sociali» e sottolinea, non senza ironia: «Sono stato portato a pensare, leggendo il documento per niente modificato in questi mesi per l'assenza di qualsiasi decente proposta e iniziativa, che per avere investimenti e riforme del Pnrr per la portualità Castellammare, per uno strano destino, se vuole ottenere finanziamenti, dai quali oggi risulta esclusa, deve scegliere di cambiare nome anche al Porto Antico. Si potrebbe pensare a Castellammare denominato Porto di Salerno o di Napoli». Senza citarla, l'ex sindaco stabiese riprende così anche la polemica sul Marina di Stabia che vorrebbe chiamarsi Porto di Pompei. E poi rincara la dose anche in polemica con il governatore De Luca e con il presidente dell'Autorità portuale Andrea Annunziata, salernitano anche lui. Naturalmente sottolineando che Castellammare avrebbe più possibilità se optasse per il nome Porto di Salerno. 

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Al di là delle polemiche, è evidente il porto di Castellammare ha bisogno di certezze e di proposte concrete. Poteva essere elemento centrale di sviluppo, invece nel tempo sono state compiute scelte confuse se non addirittura errate; il nuovo piano regolatore si attende dal 2007. L'appello lanciato da Vozza rimette al centro il Porto Antico, la Marina di Stabia e, naturalmente, il Cantiere Navale. Realtà che rappresentano presenze strategiche, sulle quali far leva. Ma bisognerebbe innanzitutto eliminare la confusione esistente. Si potrebbe partire, ad esempio, dalle zone di degrado, i silos, per abbattere le strutture che versano in uno stato vergognoso e utilizzare bene quelle che invece potrebbero ospitare attività, servizi e creare lavoro. Ma a chi tocca la prima mossa ora che il Comune è anche commissariato? Vozza propone di aprire una discussione per far sentire forte la voce di quanti operano in settori strettamente interessati alla ripresa delle attività turistiche, commerciali, della ristorazione, dei servizi. Un settore, questo, che negli ultimi anni ha avuto una notevole espansione. Una buona attrazione è arrivata anche dai porti turistici, Marina di Stabia e Stabia Main Port, proprio nel cuore antico della città. «Io spero che sia in primo luogo il Presidente dell'AsDP a prendere l'iniziativa per definire, oltre al piano regolatore, gli obiettivi, gli investimenti e un piano concreto e immediato di cose da fare a partire dagli immobili demaniali che rappresentano, per il loro stato, un brutto biglietto da visita non solo per la città». E questo è un chiaro richiamo all'auspicato abbattimento dei silos del grano, ormai inutilizzati da anni. «Il silenzio e la disattenzione proprio no - conclude Vozza - questa città non li merita». 

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