Quarto, medico di famiglia minacciato: «Mi domando quante tragedie ci vogliono perché ci sia attenzione»

«Negli ultimi anni abbiamo avuto esperienza di pazienti che hanno preso i nostri studi per piazze o stadi dove sfogare la frustrazione per i disservizi della sanità»

Pronto soccorso
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Martedì 30 Maggio 2023, 15:25 - Ultimo agg. 31 Maggio, 10:24
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Insulti al personale di studio colpevole di aver chiesto di attendere il proprio turno, spintoni e poi minacce di botte, o anche di peggio, al medico di famiglia, salvato dagli altri pazienti che hanno fermato l'aggressore «mentre le forze dell'ordine, che ho allertato, non sono intervenute».

Quanto accaduto ieri, nell'ambulatorio di medicina generale a Quarto, a Salvatore Caiazza, dottore di famiglia e sindacalista della Fimmg Asl 2 Na. «Non è la prima volta che accade. E sono moltissimi i casi in cui i colleghi non denunciano, soprattutto per paura. Quando ti dicono so dove trovartì, conosco la tua famiglia, è comprensibile lo spavento», aggiunge Caiazza.

I medici di famiglia sembrerebbero meno esposti alle aggressioni «per il rapporto di fiducia e conoscenza con i propri assistiti. Non a caso, in questo episodio, sono stati proprio gli altri pazienti a difendermi. Ma è anche vero che negli ultimi anni abbiamo avuto esperienza di pazienti che hanno preso i nostri studi per piazze o stadi dove sfogare la frustrazione per i disservizi della sanità.

I nostri ambulatori sono aperti a tutti, senza pagare nulla, sono quindi il luogo più facile a cui accedere non solo per chi cerca risposte di salute, ma anche per queste persone pericolose».

Ma «la cosa che, in questo caso, più mi ha colpito è stata la mancanza di risposte da parte delle forze dell'ordine: ho chiamato i carabinieri che non sono intervenuti e la polizia mi ha semplicemente telefonato. Questo non ci rende molto tranquilli. L'assassinio di Barbara Capovani è un monito. Mi domando quante tragedie ci vogliono perché ci sia attenzione», chiosa con amarezza. Per restare nel territorio napoletano e tra i medici di famiglia «ricordo che pochi mesi fa un collega è stato preso a calci e pugni a Giugliano per aver rifiutato di fare un certificato medico».

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