Solfatara dissequestrata: l'area confiscata ai proprietari e affidata al parco regionale dei Campi flegrei

Il legale rappresentante della «Vulcano Solfatara Srl» Giorgio Angarano condannato a sei anni di carcere

Dissequestrata l'area della Solfatara
Dissequestrata l'area della Solfatara
di Nello Mazzone
Martedì 10 Gennaio 2023, 11:00 - Ultimo agg. 14:32
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Si apre uno spiraglio per la riapertura alle visite di scienziati e turisti dell'area vulcanica della Solfatara, a poco più di cinque anni dalla tragica morte di Massimiliano e Tiziana Carrer e del loro figlio 11enne Lorenzo: una famiglia veneta in vacanza che il 12 settembre del 2017 fu spazzata in pochi secondi, quando sotto i piedi del bambino si aprì all'improvviso una voragine satura di gas vulcanico che inghiottì prima lui e poi i genitori che uno dopo l'altro cercarono di tirarlo fuori. Solo il figlio più piccolo, di appena cinque anni, si salvò, restando abbastanza lontano da quel buco killer. In primo grado, è stata inflitta una condanna a sei anni di carcere per il 73enne legale rappresentante della «Vulcano Solfatara Srl» Giorgio Angarano, e sono state disposte un'ammenda di 172mila euro e la confisca a favore del demanio statale del sito vulcanico. La svolta per la Solfatara arriva dopo l'ok al piano di messa in sicurezza dei sentieri redatto dal presidente del Parco Regionale dei Campi Flegrei, Francesco Maisto: la procura di Napoli ha accolto la richiesta e ha concesso 60 giorni per ultimare questi interventi che consentirebbero di riaprire in sicurezza dopo più di 5 anni buona parte dei 33 ettari di fumarole e mofete del geosito tra i più celebri del mondo.

Dall'ottobre 2017, un mese dopo la tragedia della famiglia Carrer, nessuno più ha messo piede nel vulcano tranne i tecnici dell'Osservatorio Vesuviano per la verifica periodica della rete di georilevazione e il monitoraggio dell'andamento bradisismico del cratere. Uno stop che ha provocato anche un danno economico enorme per la famiglia Angarano, proprietaria da decenni del sito naturalistico, per i lavoratori della società «Vulcano Solfatara Srl» e per l'intera economia puteolana: almeno due milioni di euro l'anno tra gestione diretta e indotto. E ieri mattina, con la firma del verbale di dissequestro, è stato convocato anche un tavolo di concertazione al Comune di Pozzuoli. «Il dialogo e la collaborazione tra istituzioni hanno consentito questo straordinario risultato - dice il sindaco di Pozzuoli Gigi Manzoni - Siamo tutti intenzionati a garantire in breve tempo la fruizione di un sito unico al mondo, ma senza dimenticare la tragedia del 2017.

Garantire la sicurezza di tutti i futuri visitatori è la priorità per tutti noi». Un dialogo istituzionale al quale ha lavorato anche il vicesindaco Filippo Monaco, che evidenzia come l'apertura della Solfatara «significa che possiamo considerare fruibile un sito che per le sue caratteristiche potrebbe essere visitato da turisti di tutto il mondo, come un grande museo vulcanico, dove è possibile vedere da vicino ciò che accade alla terra che arde». Un piano di messa in sicurezza complesso e particolarmente delicato, curato direttamente dal presidente del Parco Regionale Francesco Maisto, che ha coinvolto anche le strutture regionali della SMA Campania e il collegio delle guide alpine e vulcanologiche. «Domani mattina (oggi per chi legge, ndr) avrò un primo incontro in Regione per stabilire una serie di iniziative e, per il doveroso rispetto istituzionale, non posso anticipare l'intero piano dice Maisto Possiamo dire, però, che la procura di Napoli ha accolto con favore e attenzione il progetto di prima messa in sicurezza del percorso sentieristico della Solfatara al quale ho lavorato in prima persona, utilizzando anche la positiva esperienza della riqualificazione del Parco monumentale di Baia. Mettere in sicurezza l'area vulcanica - insiste Maisto - è il primo e necessario passo per la sua riapertura». 

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Proprio il tema della sicurezza della Solfatara è stato uno dei punti di approfondimento dell'inchiesta penale coordinata dai pm Anna Frasca e Giuliana Giuliano che, nella loro dura requisitoria nel processo in primo grado, hanno puntato il dito contro presunte responsabilità e omissioni nella gestione che sarebbe avvenuta «in assenza di qualsiasi cautela, idonea ad assicurare che l'attività turistico-ricettiva fosse svolta in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori dipendenti e dei terzi visitatori». Massimiliano Carrer, la moglie Tiziana e il figlio Lorenzo, durante una visita all'area vulcanica tra le più famose al mondo, vennero inghiottiti in una voragine e morirono asfissiati nel giro di 7 minuti per le esalazioni sulfuree. In un primo tempo si disse che Lorenzo avesse compiuto una imprudenza, scavalcando una staccionata e finendo inghiottito in un'area interdetta. Ma le indagini della polizia di Stato e le perizie tecniche hanno, invece, evidenziato che il ragazzino si era avvicinato alla zona della Fangaia, aperta al pubblico, per scattare una foto e all'improvviso precipitò in una voragine sotto i suoi piedi. Poi la tragedia e il sequestro, con le condanne in primo grado ed ipotesi accusatorie che attendono ancora di diventare sentenze definitive. Ma ora, con l'accordo siglato ieri e la concreta possibilità di una imminente riapertura al pubblico della Solfatara, si cerca di voltare pagina. 

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