Tangentopoli al Comune, chiesto il rinvio a giudizio per Ariano e Ammendola

Mazzette per asilo e mercatino, l'inchiesta sull'ex capo dell'ufficio tecnico e sull'ex sindaco

I documenti sequestrati al Comune di Torre Annunziata
I documenti sequestrati al Comune di Torre Annunziata
di Dario Sautto
Giovedì 9 Marzo 2023, 08:12
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Mazzette per demolire un balcone pericolante, per assegnare lavori (fatti male) ad un asilo nido e per gestire gli stalli del mercatino settimanale: chiesto il rinvio a giudizio per gli indagati, in due patteggiano. La Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Giuliana Moccia) ha avanzato al gip del tribunale oplontino la richiesta di fissare l'udienza preliminare per l'ex vicesindaco Luigi Ammendola, l'allora capo dell'Ufficio tecnico Nunzio Ariano e tutti gli altri indagati.

Le indagini, coordinate dalla Procura e condotte dai finanzieri del gruppo oplontino agli ordini del colonnello Gennaro Pino, hanno svelato una parte di quello che gli inquirenti considerano il «sistema» della nuova tangentopoli di Torre Annunziata. Ai nove indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, e ancora turbata libertà degli incanti, frode, omessa denuncia, falsità ideologica, sostituzione di persona e truffa. Tutti a piede libero per queste accuse, con Ammendola e Ariano ora attendono la fissazione dell'udienza l'imprenditore Vincenzo Supino, già coinvolto nella vicenda della mazzetta da 10mila euro intascata dall'ex capo dell'Utc sulla spiaggia delle Sette Scogliere, nonché i dipendenti comunali Maria Rapacciuolo, Maria Rosaria Quartuccio e Luigi Gaglione, e Raffaele Costanzo, quest'ultimo presidente del Consorzio Vecchio Mercatino.

Hanno chiesto di patteggiare una pena sospesa a due anni di reclusione, invece, l'altro imprenditore Amedeo Carluccio e uno dei dipendenti comunali Carmine Salvatore.
Le indagini erano state chiuse dalla Procura lo scorso autunno. Tra gli episodi ricostruiti dagli inquirenti, la firma falsa sulla delibera 203 dell'assessore Martina Nastri (assente in Giunta quel giorno) apposta secondo l'accusa proprio da Ammendola per non perdere un finanziamento regionale da 50mila euro, soldi poi «sprecati» per il restyling dell'asilo nido di via Parini in realtà costato solo 9mila euro con costi gonfiati con false fatture fino a 40mila euro, per la sola sostituzione di alcuni infissi.

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Si arriva, poi, alla gestione degli stalli per il mercato nel piazzale dello stadio Giraud affidata a un gruppo di mercatali in base ad una normativa vecchia per favorirli, su interesse diretto è l'ipotesi dello stesso Ammendola. Tutto era partito dalla tangente del 20% chiesta per assegnare i lavori di adeguamento alle normative anti-Covid delle scuole direttamente alla Supino Group, una delle ditte che per gli inquirenti faceva parte del «sistema», versando tangenti per ottenere affidamenti diretti o addirittura il semplice pagamento di vecchi lavori eseguiti e mai liquidati.

Sia Ariano che Ammendola sono indagati anche per concorso esterno al clan Gionta insieme all'ex sindaco Vincenzo Ascione, una vicenda per la quale un anno fa è arrivato lo scioglimento dell'amministrazione comunale per presunte infiltrazioni della camorra. Proprio ieri si è celebrata l'udienza al Tar Lazio per discutere il ricorso di Ascione contro quel provvedimento. La decisione nelle prossime settimane.
 

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