Napoli, a Forcella il presepe del medico “pastoraio” con miti e leggende della città

L'allestimento occupa un ambiente di 16 metri quadri

Il presepe di Ciro Francesco Scala
Il presepe di Ciro Francesco Scala
di Giuliana Covella
Mercoledì 21 Dicembre 2022, 18:59 - Ultimo agg. 21:06
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San Gregorio Armeno, la Cappella Pappacoda, la fontana di Spinacorona. E ancora Palazzo Firrao a via Costantinopoli, la cupola della basilica della Sanità e il Borgo di Sant’Eligio. Luoghi che si animano con le statuine dei pastori che compongono uno dei presepi più belli degli ultimi anni.

Non stiamo parlando di un’opera esposta in qualche importante museo cittadino, ma di quella che ha trovato casa da circa 40 anni nella stanzetta di uno studio medico a Forcella. Quello di Ciro Francesco Scala, che ha sede al quarto piano del civico 72 in via Pietro Colletta 72.

È qui che lo specialista (che è anche socio dell’associazione Amici del presepe) tramanda con entusiasmo il presepe realizzato dal compianto zio Giovanni all'inizio degli anni '80 proprio dove tuttora arrivano i pazienti.

L’allestimento, infatti, che occupa un ambiente di circa 16 metri quadrati, riproduce le figure del presepe tradizionale ma anche chiese, monumenti e piazze di Napoli. Tutto fatto a mano con sughero, balsa,  argilla e resina ipossidica prima dallo zio e oggi dal nipote, che organizza visite guidate gratuite (per info profilo Instagram “presepescala”) a napoletani e turisti con un unico scopo: valorizzare le antiche tradizioni in contrapposizione alla modernità che vede sul presepe politici, attori e sportivi.

«Era il 1982 quando nei suoi tempi morti mio zio iniziava a dedicarsi a questa passione - racconta Ciro - dandogli le sembianze di un paesino medioevale.

E dal 2004 ho continuato  io cercando di dargli l’impronta della mia città con gli scorci della Napoli gotica e barocca per spiegare durante le visite guidate sia la simbologia del presepe popolare napoletano, sia come questi si intreccino con miti e leggende della storia cittadina». Ecco dunque la figura di Ciccibacco, che è legato ai riti dionisiaci; la sirena Partenope, che è strettamente collegata al mito di Demetra e a quelli eleusini della Napoli greco-romana. Ma anche strade e piazze simbolo: piazza San Gaetano, la torre campanaria di San Lorenzo, i Sedili che riproducono i vecchi quartieri. Alla base della scenografia principale c’è la vecchia scrivania, mentre in alto, dietro le montagne, c’è la parete originale con l’armadio: «il presepe ha piano piano inglobato lo studio e il risultato è uno scenario dove sui monti s’intravedono la Certosa di San Martino e Castel Sant’Elmo».

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Un’opera dunque in cui c’è la commistione tra la versione classica del presepe e i luoghi simbolo della città: da Benino, al pescatore, alla lavandaia, al cacciatore, «sono tutti rappresentati e sono circa 72 elementi che non possono mancare (mentre in totale le figure sono 150)». Dal 2018 la mega scenografia si è arricchita dal punto di vista cromatico grazie alla collaborazione artistica di Francesco Strevella. Un presepe che ogni anno si rinnova: «l’anno prossimo aggiungerò altri posti che amo, la chiesa di San Giovanni a Carbonara e piazza San Domenico Maggiore». Ma qual è il messaggio? «Tramandare una tradizione che si sta perdendo a discapito della parte più commerciale. Ecco perché cerco di valorizzare gli intrecci tra tradizione, miti e leggende di Napoli come Benino, il pastore che dorme e che non deve essere svegliato perché lui rappresenta la magia del presepe, ossia il viaggio onirico che ognuno di noi fa verso la propria interiorità». Presto, come annunciato dal medico, anche una collaborazione con la rete di associazioni Aidacon, che ha curato il restauro della Cappella Pappacoda.

A far riscoprire il presepe “nascosto” di Forcella, Armando Simeone, consigliere della IV Municipalità: «Bisogna tramandare alle nuove generazioni queste passioni, mantenendo vive la tradizione, la storia e la cultura della Napoli popolare. Purtroppo i turisti affollano le botteghe di San Gregorio Armeno, dove però negli ultimi anni si assiste a una vera e propria corsa ad acquistare pastori che spesso non vengono prodotti qui e raffigurano personaggi del mondo dello spettacolo, della politica o dello sport. Di contro c’è un medico di base porta avanti da anni questa tradizione senza secondi fini, ma solo per l’amore per l’arte e la cultura».

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