Napoli zona rossa, il lockdown brucia 150 milioni di euro al giorno

Napoli zona rossa, il lockdown brucia 150 milioni di euro al giorno
di Paolo Barbuto
Venerdì 5 Marzo 2021, 11:00 - Ultimo agg. 15:39
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Il verdetto arriverà oggi ma è praticamente già scritto nel numero dei contagi e nella diffusione del virus: la zona rossa è alle porte, e a Napoli il mondo del commercio ricomincia a tremare perché ogni serranda abbassata nasconde sacrifici e difficoltà che dopo un anno di pandemia si sono trasformati in crisi e disperazione.

Un solo giorno di chiusura per zona rossa costa al mondo del commercio napoletano 150 milioni di euro.

Il dato è la media fra due numeri, quello fornito dalla Confcommercio, secondo la quale la media giornaliera degli incassi a Napoli è di circa 170 milioni, e quello stimato dalla Federazione del Commercio che parla di valori attorno ai 120 milioni. Ovviamente il conto comprende le grandi insegne e i piccoli shop di vicinato con le rispettive clamorose differenze di incasso, anche se alla fine il totale è quel gigantesco numero che fa tremare i polsi.

Eppure quei 150 milioni rappresentano solo una parte della questione, perché ogni giorno, che apra o non apra, che sia pieno di clienti o deserto, un negozio ha puntuali spese fisse da affrontare: affitti, utenze, tasse. In questo caso ipotizzare un valore medio è impossibile. Comprendere le difficoltà, invece, è estremamente facile.

 

Carla della Corte è combattuta. Da presidente di Confcommercio dovrebbe dire che la zona rossa e le chiusure sono il male assoluto, invece è una donna saggia e spiega che «se è necessario per tutelare la salute di tutti bisogna accettarla». Però, chiarisce Carla della Corte, ci sono mille ombre che andrebbero cancellate.

La prima questione è quella determinante per evitare il crac di tante imprese commerciali: «Sarà importante che stavolta i ristori, gli indennizzi, arrivino rapidamente perché ci sono tanti piccoli negozianti che non riescono più ad andare avanti. Siamo ancora in attesa dei versamenti per le chiusure di novembre, non possiamo attendere mesi anche in questo caso».

Poi c'è l'annosa questione della chiusura che non riguarda tutti i negozi ma consente alcune scappatoie: «Ovviamente è corretto che i prodotti di prima necessità siano in vendita liberamente. Su questo non può esistere discussione - dice della Corte - però trovo profondamente ingiusto che si dia la possibilità di apertura a chi vende scarpe o abbigliamento per bambini, a chi ha in vetrina indumenti intimi... Già abbiamo denunciato con forza alla fine del 2020 che molti negozianti sleali approfittano della possibilità di tenere aperto per una determinata categoria di referenze ma, una volta attirato il cliente, passano alla libera vendita di qualunque prodotto sia in negozio. Questo è scorretto nei confronti di chi è invece costretto a restare chiuso e rispettare le regole». La presidente di Confcommercio invoca controlli serrati in caso di chiusura per zona rossa ma, soprattutto, auspica lealtà di comportamenti da parte di tutti: «Siamo in un momento delicato della vita, ciascuno deve fare i conti con la propria coscienza e decidere se contribuire allo sforzo generale o fare il furbo ai danni di tutti gli altri». 

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La zona rossa «arriva con una settimana di ritardo rispetto alle nostre richieste», spiega Enzo Perrotta presidente della Federazione del Commercio. Perrotta chiarisce che non c'è da gioire per le restrizioni, ma probabilmente si tratta di misure necessarie anche per garantire un futuro sereno all'intera categoria.

«Se siamo arrivati a questi picchi di diffusione, una parte del merito lo metto sulle spalle di certi ristoratori che hanno deliberatamente violato le norme; un'altra parte la attribuisco all'ottusità di quella parte di popolazione che ha pensato a godersi qualche giorno di relax sul lungomare o in mezzo alla movida, senza capire che la loro bravata l'avremmo pagata in seguito tutti noi; poi c'è la drammatica latitanza dei controlli delle forze dell'ordine che non hanno fatto quasi nulla per evitare gli assembramenti e la rinascita dei contagi».

Zona rossa necessaria, dunque, secondo il presidente della FdC: «Anche se metterà in ginocchio tanti commercianti, purtroppo. Pensate che noi avevamo pronto già da mesi il progetto di una piattaforma per le vendite online di tutti i commercianti napoletani, per liberarsi dalla gogna delle grandi compagnie internazionali. Però chi avrebbe dovuto ascoltarci, nei palazzi della politica, era impegnato a fare altro. Se ci fosse stata maggiore attenzione, oggi il commercio napoletano non sarebbe entrato in crisi ma avrebbe già svoltato sul canale digitale. Che peccato». 

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