Campania zona rossa, oggi si decide: i nuovi divieti in vigore da lunedì

Campania zona rossa, oggi si decide: i nuovi divieti in vigore da lunedì
di Ettore Mautone
Giovedì 4 Marzo 2021, 23:00 - Ultimo agg. 5 Marzo, 07:20
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In crescita costante la febbre dei contagi in Campania che rende ormai inevitabile il passaggio in “zona rossa”: la decisione oggi nella riunione della cabina di regia del governo dopo l’analisi dei dati da parte del Cts per nuove restrizioni a partire da lunedì. Ne è consapevole l’Unità di crisi regionale, impegnata da giorni a verificare l’andamento della curva epidemica che ha disposto tamponi in massa nei Comuni nei quali si sono registrati maggiori incrementi di positivi, in modo particolare nell’area vesuviana, tra i quali Castellammare, Pompei, Torre Annunziata. Nella Asl Napoli 3, ma anche nel resto del napoletano e nel capoluogo, il sovraccarico negli ospedali è oltre il livello di guardia. Gli ampliamenti delle corsie richiedono rinforzi di personale che è carente. Ieri il direttore sanitario a Nola ha lanciato un allarme e chiesto ai medici del plesso turni volontari in pronto soccorso che con solo 5 camici bianchi strutturati deve badare sia all’aumentato afflusso dei ricoveri Covid (dirottati in Medicina e sub intensiva) sia ai malati ordinari di altre specialistiche. L’Unità di crisi della Regione Campania ha pertanto deciso di impegnare «in un’azione straordinaria il Tigem e l’Asl Napoli 1 per rendere quanto più puntuale e capillare l’individuazione delle varianti. Un lavoro indispensabile a fronte di una crescita del contagio che rende ormai inevitabile la zona rossa in Campania». 

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Per la Campania l’unica via di uscita - se la massa di contagi dovesse crescere ancora - sarebbe ripercorrere a ritroso tutte le tappe segnate durante i picchi epidemici dello scorso anno. Le difficoltà da affrontare in questo snodo sembrano tuttavia maggiori: sia perché i bisogni di salute della popolazione, i controlli e le cure necessarie per tenere a bada patologie acute e croniche diverse dall’infezione da Sars-Cov-2, sono impellenti e non più dilazionabili. Sia perché ora c’è l’incognita delle varianti tra cui quella inglese che dilaga e oltre alla maggiore contagiosità sembra presentarsi con connotati di malattia più aggressivi interessando anche le fasce giovanili di popolazione.

Il salto di grado dell’intensità della malattia inficia, almeno in parte, anche il ricorso al serbatoio dei posti letto delle Case di cura accreditate che rispondono in larga parte a setting assistenziali a bassa intensità di cura con poche decine di unità attuabili di Rianimazione e di Sub intensiva concentrate negli ospedali religiosi (Fatebenefratelli e Betania a Napoli) e nelle strutture dotate di pronto soccorso generali (Pineta Grande a Castelvolturno e Villa dei Fiori ad Acerra), anch’esse già sotto pressione. 

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Il Coronavirus, nella sua banalità, esprime il male attraverso indicatori e numeri: sono questi a dirci che la situazione si è fatta estremamente seria. L’indice di infettività Rt in Campania è salito a quota 1,3 e l’incidenza, ossia il numero di casi per 100 mila abitanti, è attestata oltre la soglia di 250 in una settimana, 16.257 i nuovi contagi macinati negli ultimi sette giorni (+43,27 per cento). In crescita anche i casi sintomatici: dal 21 al 28 febbraio ne sono stati registrati 990 e a marzo sono stati finora 653 in quattro giorni (più di quelli nella settimana dal 14 al 21) crescendo di due punti percentuali sul totale dei nuovi contagi. Ieri un picco assoluto da fine novembre con 216 contagi con sintomi all’esordio. Netto peggioramento anche ieri con l’11,59 per cento di positivi contro il 9,93 del giorno prima, 40 decessi per il secondo giorno consecutivo e ben 1706 attualmente positivi in più. 

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Sono i dati tendenziali dell’intero stivale, nell’ultima settimana, a essere da zona rossa con 127.837 nuovi contagi, contro i 96.992 dei sette precedenti e l’incidenza ogni 100mila abitanti passata da 162,63 a 214,34, avvicinandosi alla soglia critica di 250. Oltre alla Campania la febbre è più alta in Lombardia, l’Emilia-Romagna, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Trento e Bolzano oltre a Molise e Basilicata già rosse. In bilico Piemonte, Toscana, Puglia, Abruzzo e Umbria (196,40 e 58,87). Un po’ meglio Veneto, Lazio, Liguria, Calabria e Valle D’Aosta sebbene in crescita. Indenne la sola Sardegna. Ieri poi un ulteriore sensibile peggioramento generale con meno tamponi e più casi: «Abbiamo registrato 22.865 contagii - avverte Nicola Fusco ordinario di Matematica alla Federico II - il valore più alto dal 4 dicembre, contro i 20.840 del giorno prima, il 6,73% di positivi al tampone contro il 5,81%. Stabili i decessi (339 contro i 347 di mercoledì) e ben 9018 attualmente positivi in più con 64 terapie intensive e 394 ricoveri in più, il valore più alto dal 2 febbraio e un Rt medio italiano a 1,26». Le regioni con più casi? Lombardia 5174, Campania 2780, Emilia-Romagna 2585, Piemonte 2167, Lazio 1702, Veneto 1487, Puglia 1438, Toscana 1239, Sicilia solo 560. 
 

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