Da centro militare a spazio utile per lo sviluppo della città: viaggio nell'ex Nato di Bagnoli

Da centro militare a spazio utile per lo sviluppo della città: viaggio nell'ex Nato di Bagnoli
di Oscar De Simone
Martedì 19 Gennaio 2021, 12:06 - Ultimo agg. 12:07
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Da centro militare a polo per la collettività, la cultura ed i giovani della città. L'area dell'ex base Nato di Bagnoli, potrebbe presto tornare alla sua vocazione originaria. Quella con cui venne costruita nel 1938, quando avrebbe dovuto ospitare i giovani orfanelli dei quartieri partenopei: i cosiddetti “figli del popolo”. Gli stessi che poco dopo l'inaugurazione da parte di Benito Mussolini nel 1940 – con lo scoppio della seconda guerra mondiale – videro quelle strutture ospitare basi militari prima fasciste, per un brevissimo tempo anche tedesche, e poi dal 1954 al 2013 della Nato. Una cittadella a parte sulla cosiddetta collina di San Laise delimitata ancora in parte, per i suoi 30 ettari di estensione, da quel filo spinato che adesso sembra appartenere al passato. Un passato che però è ancora ben visibile camminando tra i corridoi e nelle stanze vuote che mostrano ancora le tracce delle attività, del più grande centro militare delle forze alleate per il sud Europa.

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Il piazzale centrale, gli edifici, le aree per l'addestramento ed il bunker antiatomico, che forma un vero dedalo di vie sotterranee al centro del quartiere flegreo, sono le testimonianze tangibili degli oltre 70 anni di “vita militare”.

Ora però, grazie ad un progetto di rigenerazione – approvato in giunta comunale con il piano urbanistico attuativo al termine del 2020 – voluto dalla X Municipalità, dall'assessorato all'urbanistica del comune di Napoli, con fondazione Campania Welfare per l'assistenza all'infanzia (già banco di Napoli), il dipartimento di architettura, il rettorato della Federico II ed il supporto della Regione Campania, tutto può cambiare. «Vogliamo recuperare queste aree per renderle finalmente pubbliche – afferma il presidente della X Municipalità Diego Civitillo – e ad uso della collettività. Potrà essere un polo di incontro e confronto per gli studenti che qui verrano a formarsi, crescendo e collaborando insieme. Già si svolgono numerose attività in alcune di queste strutture. Si fa sport, ci sono attività culturali e di gruppo, mostre e tante altre cose che purtroppo – almeno momentaneamente – sono state fermate dalla pandemia. Ci vorrà ancora tempo però, perchè otto anni di abbandono hanno causato non pochi problemi sia agli edifici che alle aree interne. Per questo sarà necessario iniziare al più presto, per cercare di rendere tutto il processo di rigenerazione più veloce ed efficace». Una vita nuova insomma che già tre anni dopo il trasferimento del centro di comando militare alla base di Lago Patria, iniziò con il Mediterranean gay pride del 2016. Un appuntamento che portò centinaia di giovani da ogni parte della città e del paese a riempire gli spazi dove sino a poco prima, si decidevano i destini delle nazioni europee. Ma non basta. Anche l'handicap dell'assenza del consultorio di Bagnoli – ormai da tre anni a questa parte – potrebbe essere superata grazie all'adozione di questi spazi. Una delle tante idee che il presidente Civitillo non nega di voler mettere in atto. «Anche questa sarebbe una valida alternativa – conclude – le strutture ci sono e potrebbero essere messe a regime. Intanto l'occupazione pacifica, da parte della cittadinanza, di questi ultimi anni testimonia delle potenzialità di quest'area. Ora non vediamo l'ora di rimetterci all'opera, con l'approvazione del Pua, non appena il covid ci lascerà campo libero. Non vediamo l'ora di restituire materialmente ai cittadini uno spazio di cui hanno diritto da sempre e che attualmente gli è ancora, in parte, precluso».

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