Degrado a Napoli, la città in macerie che chiede soccorso ma nessuno l'ascolta

Degrado a Napoli, la città in macerie che chiede soccorso ma nessuno l'ascolta
di Paolo Barbuto
Martedì 5 Gennaio 2021, 08:00
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Le pareti mezze crollate che vedete nella foto sopra queste righe, sono quelle della prima stazione ferroviaria d'Italia, il capolinea della strada ferrata Napoli-Portici. Si chiamava stazione Bayard dal nome dell'architetto che la disegnò, avveniristica, per l'inaugurazione del 1839: era un gioiello di architettura e tecnologia; aveva, nella prima metà dell'800, anche un meccanismo automatico per far ruotare senso di marcia alle locomotive.

La stazione Bayard, quel poco che resta della stazione, si trova al corso Garibaldi di fianco alla Circum. Nessuno lo sa, nessuno se ne accorge, le vecchie pareti di tufo pian piano crollano mentre Napoli è interessata ad altro.

Lasciateci essere banali: in un qualunque altro posto del mondo quel luogo sarebbe un museo, un sacrario della storia della nazione. Qui da noi, a Napoli, è solo un mucchio di pietre che impiega troppo tempo a venire giù per lasciare spazio a qualcos'altro, di più produttivo, magari.

Dopo il cedimento (annunciato) dell'arco borbonico, abbiamo deciso che era il momento di riaccendere i riflettori su edifici, chiese e monumenti a rischio.

Lo facciamo spesso, però ci siamo resi conto che bisogna insistere, lanciare allarmi continui, non mollare la presa, perché altrimenti finisce tutto come l'arco borbonico che produce rabbia e indignazione solo dopo che è venuto giù, ed è sbagliato: bisogna indignarsi prima e chiedere tutele; farlo dopo è totalmente inutile.

E allora vi chiediamo di indignarvi per quel che vedete in questa pagina e anche per ciò che conoscete e a noi è sfuggito. Indigniamoci per la stazione Bayard che è scomparsa, per il Sacro Tempio della Scorziata che sta crollando, per l'ospedale degli Incurabili che ha avuto cedimenti ed è chiuso da due anni. Si tratta di tre strutture che hanno proprietari diversi, la Bayard appartiene alle Ferrovie, la Scorziata al Comune, gli Incurabili alla Asl: abbiamo scelto di proposito questi tre esempi per chiarire che non c'è interesse a puntare il dito contro qualcuno; tutti vanno sollecitati, ciascuno per le proprie responsabilità.

 

L'agglomerato di degrado più consistente si trova nel centro antico di Napoli dove gli edifici antichi malridotti e ingabbiati sono decine e gli interventi sono pochissimi. Chi frequenta via dei Tribunali avrà notato che l'antica reggia angioina (oggi edificio privato) ha un arco completamente spaccato: la segnalazione risale a molti mesi fa, nessun intervento è stato eseguito. L'esempio serve a comprendere perché, poi, succede che il Sacro Tempio della Scorziata, chiuso da trent'anni, continua a crollare giorno dopo giorno senza che si faccia qualcosa. Hanno messo una protezione tutt'intorno all'edificio e hanno puntellato la chiesa antica solo dopo che il soffitto è crollato, poi hanno lasciato che il degrado si facesse strada liberamente. Il Comune oggi mostra documenti ufficiali secondo i quali è partito un programma di restauro favorito dai denari dell'Europa, perdonateci ma abbiamo già visto partire almeno altri tre progetti per la Scorziata, con denari garantiti da fondi europei, progetti che poi si sono fermati dopo qualche metro: il più clamoroso era previsto in occasione del Forum delle Culture del 2013, sul tavolo 2,5 milioni di euro per (citiamo dal documento ufficiale di Palazzo San Giacomo) Recupero e rifunzionalizzazione del complesso per creare in uno con gli edifici privati contigui e interconnessi servizi per i tempi di conciliazione, asili, associazionismo al femminile. Sono trascorsi otto anni, il documento è ancora in bella mostra sulla pagina web del Comune, il Sacro Tempio della Scorziata è ancora abbandonato e l'altro giorno ha subito un altro crollo delle pareti interne.

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I dettagli su alcuni dei luoghi pronti a crollare li leggete in questa stessa pagina. Merita una citazione extra lo Sferisterio di Fuorigrotta che probabilmente non avrà lo stesso impatto delle vestigia antiche che si arrendono all'incuria, ma resta uno dei simboli dell'ignavia di un'intera città. Sappiamo perfettamente che si tratta di una struttura privata, sappiamo altrettanto bene che palazzo San Giacomo ha fatto partire una battaglia per incamerare tutte le strutture abbandonate della città ma non ha inglobato lo Sferisterio: troppo malconcio per pensare di ristrutturarlo, meglio aspettare che crolli da solo.

Probabilmente la stessa idea che gira attorno a villa Ebe, il castello di Pizzofalcone disegnato dall'architetto Lamont Young, incendiato nel 2000. Si disse che sarebbe stato ristrutturato e trasformato in info point turistico, è rimasto un rudere cadente. A giugno 2020, dopo averlo inserito nel novero dei beni da vendere, il Comune lo ritirò dal mercato e promise, vent'anni dopo, che presto sarebbe diventato un info point turistico. Ci scuserà la Giunta, non è sfiducia, però ci crederemo solo quando lo vedremo. 

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