Napoli, gli affreschi in villa Roomer a Barra, la Soprintendenza: locali privati e nessun allarme sulle opere

Napoli, gli affreschi in villa Roomer a Barra, la Soprintendenza: locali privati e nessun allarme sulle opere
di Alessandro Bottone
Mercoledì 22 Dicembre 2021, 20:42 - Ultimo agg. 20:43
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C'è una prima svolta su caso di Palazzo Bisignano, meglio conosciuto come villa Roomer, a Barra, quartiere nella zona orientale di Napoli. Sul palazzo di corso Sirena 67, una delle centoventidue ville vesuviane, si sono concentrate le attenzioni di cittadini, amministratori locali e, soprattutto, di diversi Senatori che, nei giorni scorsi, hanno presentato una interrogazione parlamentare per capire il destino degli affreschi che Aniello Falcone ha realizzato, nel Seicento, in alcuni locali del piano nobile dello storico edificio.

La novità arriva dalla risposta della locale Soprintendenza a un cittadino di Barra che, incuriosito della vicenda, aveva scritto a vari enti nazionali e locali.

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli - nella nota di risposta a firma del Soprintendente Luigi La Rocca - precisa innanzitutto che palazzo Bisignano, «parzialmente di proprietà del Comune di Napoli [...] rientra nelle "spettanze" dell’Ente Ville Vesuviane (ora Fondazione Ente Ville Vesuviane)». In merito agli affreschi attribuiti ad Aniello Falcone, che raffigurano le storie di Mosè, l'ente specifica che questi «sono stati dichiarati di particolare interesse artistico e storico» con un atto di giugno 2014. «Tale decreto - si legge nella nota - è stato regolarmente notificato ai tre legittimi proprietari dell’immobile, dei quali uno residente nell’appartamento in oggetto».

In effetti, non tutti i locali di villa Roomer a Barra rientrano tra le proprietà del Comune di Napoli. Nell'inventario immobiliare di Palazzo San Giacomo, aggiornato a inizio 2021, risultano diversi beni all'indirizzo di corso Sirena 67: tra essi diversi “locali”, un deposito-magazzino, diverse abitazioni, la portineria-casa del custode. Al medesimo civico sono associate anche le voci “Ex scuola media 'Rodino' - succ. Castello” o semplicemente “scuola”. Dunque, stando alla risposta del Soprintendente La Rocca le stanze impreziosite dagli affreschi di Falcone non rientrano nella proprietà pubblica ma, in ogni caso, sono sottoposte a tutela.

«Agli atti di questa Soprintendenza non risulta alcuna comunicazione da cui risultino problematiche di conservazione o situazioni di degrado dei dipinti, né tantomeno, alla luce di recentissime verifiche, che l’appartamento sia stato abusivamente occupato», si legge nella nota con la quale si rassicura sullo “stato di salute” degli affreschi di palazzo Bisignano che saranno presto oggetto di nuove indagini. Infatti, la Soprintendenza, per valutare l’attuale stato di conservazione e custodia dei beni, ha comunicato ai proprietari che «sarà effettuata una ispezione da parte di tecnici di questo Ufficio congiuntamente ai Carabinieri del nucleo Tutela beni culturali di Napoli».

Il caso è stato sollevato nei giorni scorsi, in particolare, dalla senatrice del gruppo misto Margherita Corrado che, riprendendo le denunce del medico e scrittore Achille della Ragione, ha chiesto al Ministro della Cultura di conoscere le condizioni degli affreschi di Falcone che risalgono agli anni Quaranta del 1600. Le opere furono commissionate al Falcone da Gaspare Roomer, banchiere e collezionista che ha avuto in possesso lo storico palazzo di Barra per alcuni decenni. Fu proprio Roomer a volere l’ampliamento del palazzo dalle rovine di una villa cinquecentesca distrutta dall’eruzione del Vesuvio, come racconta Cesare De Seta ne «I casali di Napoli».

La lettera della Soprintendenza chiarisce un vero e proprio giallo che, nelle ultime settimane, ha creato non poche polemiche sui social network per l’impossibilità di poter ammirare direttamente gli affreschi nel palazzo “di periferia”.

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