Napoli. Case di cura, contratti
con le Asl fermi al palo

Napoli. Case di cura, contratti con le Asl fermi al palo
di Ettore Mautone
Mercoledì 21 Dicembre 2016, 08:47
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Siamo alla fine del 2016 ma dei contratti tra le Asl e Case di cura non c'è ancora traccia. Superato con un nulla di fatto anche l'ultimo paletto fissato, per il 15 dicembre, dalla circolare firmata dai commissari Joseph Polimeni e Claudio d'Amario agli inizi di novembre. La disposizione inviata ai manager delle Asl da un lato ricordava la decisione del Tar (Ordinanza n. 1831 del 9 novembre del 2016) che ha respinto la domanda di sospensione cautelare della clausola di salvaguardia che sbarra il passo ai decreti ingiuntivi o per altre partite in contenzioso. Dall'altro avvisa i direttori generali che con l'ospedalità privata «sono in corso avanzati confronti finalizzati a mettere a punto un addendum da sottoscrivere unitamente ai contratti».



In soldoni si annuncia una manciata di milioni in più da mettere nel piatto in aggiunta ai 24,5 attribuiti al budget del 2016 e del 2017. Caduta nel vuoto invece la sollecitazione alle Asl a convocare i rappresentanti delle Case di cura le cui richieste sono note: un adeguamento di circa 60 milioni di euro al budget complessivo 2016 e 2017 (di circa 655 milioni di euro) per assorbire la fetta di prestazioni erogate oltre i tetti di spesa 8calcolati per singola struttura). Sottostima - secondo Sergio Crispino, presidente Aiop, la principale associazione di categoria - niente affatto intaccata dai 24,5 milioni in più già messi nel piatto da Polimeni e d'Amario ma vincolati all'alta specialità.



«A 14 Case di cura si legge nel verbale dell'assemblea Aiop dello scorso settembre viene attribuito un budget inferiore al fatturato prodotto, a 33 strutture già penalizzate nel 2015 viene ulteriormente ridotta l'assegnazione né vengono ridistribuite le somme decurtate dai budget mentre c'è una riduzione complessiva dello 0,61%». All'indice anche il mancato riferimento al fabbisogno e al tipo di prestazioni erogate da ciascuna struttura (alta specialità, neuropsichiatria, lungodegenza, oncologia). Sullo sfondo resta il clima di attendismo in vista di fine dicembre quando giunge a conclusione il mandato annuo di Polimeni e D'Amario a cui dovrebbe corrispondere il passaggio del testimone a De Luca nella doppia nuova veste di governatore e commissario che gli deriverebbe dalle norme inserite in Finanziaria. Proprio De Luca aveva indicato la necessità che i direttori delle Asl, a partire dal 15 dicembre, procedessero a raccogliere i dati del 2016 per avviare la programmazione 2017 in base a fabbisogni certi. Impegno su cui dovrebbe lavorare una commissione ad hoc da istituire a questo punto solo a gennaio.



Un clima d'incertezza che spira anche sugli altri fronti, segnatamente la specialistica (ambulatori e laboratori di analisi), diagnostica per immagini (Centri radiologici), Radioterapia e Dialisi su cui non sono state appostate risorse aggiuntive.
Fatta salva la riabilitazione - dove la maggioranza dei centri ha firmato i contratti pur tra difficoltà legate alla corretta attribuzione delle risorse ai setting assistenziali carenti), al palo ci sono tutti gli altri. «Siamo ancora in attesa che sia avviata almeno la programmazione per il 2017 avverte Bruno Accarino del sindacato Radiologi e finora dai commissari c'è stata solo un'imposizione economica senza alcuna analisi del fabbisogno». Considerata inutile anche la convocazione dei commissari, il 1° dicembre scorso, per la sigla di contratti integrativi relativi alle prestazioni considerate salvavita in cui sono esauriti da ottobre i tetti di spesa: diabetologia, dialisi, radioterapia, radiologia e medicina nucleare. «Siamo a fine esercizio 2016 - conclude Accarino - e quasi nessuna Asl farà in tempo a ricorrervi tra controlli e verifiche preliminari, istruttoria delle pratiche e incapienza degli accantonamenti previsti per tali voci di spesa».
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