Napoli, sottopasso Municipio già assediato dai rifiuti: il flop della vigilanza

Inaugurato a luglio, avanza il degrado

Degrado al sottopasso
Degrado al sottopasso
di Paolo Barbuto
Giovedì 31 Agosto 2023, 09:31 - Ultimo agg. 1 Settembre, 08:19
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Un gruppetto di turisti imbocca il nuovo sottopasso, la donna col cappello di paglia è estasiata dalla passeggiata tra i ritrovamenti archeologici, poi si ferma e chiede ai compagni di viaggio: cos'è quello? Sta indicando un mucchio di abiti e coperte piazzato giusto nel cuore dell'antico molo Angioino, nell'area dove è vietato l'ingresso: si tratta del giaciglio sul quale un disperato ha trascorso qualche notte, prima che la pioggia lo costringesse a cercarsi un altro luogo dove andare a dormire.

Dovrebbe essere un vanto per la città quel percorso inaugurato lo scorso dieci di luglio: 150 metri tra la stazione marittima e l'ingresso della metropolitana da percorrere senza fiato, guardando ammirati i ritrovamenti archeologici lasciati alla vista. Una maniera per spiegare ai visitatori che quello è l'ingresso a una città colma di storia. Solo che quel percorso spiega ai turisti che, oltre ad essere immersa nella storia, Napoli è immersa pure in un degrado dal quale non riesce a liberarsi.

La questione della vigilanza sul percorso archeologico rientra in un accordo siglato a metà luglio fra il Comune di Napoli e l'Autorità portuale. In quelle carte è stabilito che palazzo San Giacomo si occuperà di garantire la pulizia, la manutenzione generale, l'illuminazione e l'installazione (già realizzata) di quattro telecamere collegate con la Questura; l'Autorità Portuale, invece, è chiamata a gestire l'irrigazione delle piante appena messe a dimora e, soprattutto, si carica l'onere di garantire la sicurezza delle aree di accesso del sottopassaggio.

Non è chiarito nel documento se la garanzia di sicurezza prevede anche interventi per fermare chi getta cartacce, coppette di gelato, grossi cartoni, che pure stanno inesorabilmente invadendo quell'affascinante tragitto verso la metropolitana.

Seguire il cammino assieme ai turisti permette di individuare tutti i segni del degrado che, abitualmente, un cittadino di Napoli non riesce più nemmeno a vedere.

Scoprire una bimba che chiede al papà perché ci sono centinaia di cicche di sigaretta nel brecciolino sistemato davanti alle vestigia antiche, consente di capire che bisogna fare qualcosa; fermarsi di fianco a quattro ragazzi con zaini e cappelli, che mangiano un panino e bevono dalle lattine, permette di scoprire la mancanza di adeguati cestini per gettare le carte e di ascoltare uno dei ragazzini che dice ridendo «ecco perché le bottiglie le gettano in mezzo a questi muri antichi».

Il resto del percorso serve a individuare, in mezzo ai ritrovamenti, decine di biglietti dell'Anm vidimati e lanciati via dai passanti; cumuli di cartacce che i mulinelli di vento delle prime giornate di fresco raggruppano negli angoli più intriganti degli antichi moli riportati in luce.

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Ci sono anche un paio di luoghi individuati dai disperati per poter andare al bagno comodamente. Uno si trova al centro delle vestigia angioine, in un corridoio al quale si arriva con un balzo, che si fa notare per l'odore pungente perché in fondo c'è una piccola montagna di liquami.

C'è, poi, il luogo che provoca maggiore disgusto. È giusto al confine tra il percorso archeologico e il sottopasso, sulla sinistra per chi viene dal porto. Si tratta di un angolo poco frequentato dai turisti e dai passeggeri della metropolitana perché è al di fuori del percorso diretto verso i treni o verso le navi. Quell'angolo, però, è frequentato da altre persone che lo usano come wc. Anche qui la puzza si sente a distanza e provoca conati, solo che in questo posto del sottopasso inaugurato 50 giorni fa, i segni delle feci sono ben visibili anche sulla parete. Immagine che cerchiamo insistentemente di dimenticare anche se si ripresenta spesso.

In realtà non è solo il nuovo sottopasso a mostrare segni di degrado. È l'intera stazione Municipio che si palesa con tutto il suo carico di malfunzionamenti, rotture, difficoltà. Su entrambi gli accessi, quello verso Garibaldi e quello in direzione Piscinola, gli schermi per l'accettazione dei biglietti digitali sono coperti da buste di plastica, fuori uso. In effetti per un viaggiatore diretto sulla linea verso Piscinola, non c'è alcun bisogno del biglietto perché tre dei quattro tornelli che dovrebbero aprirsi solo dopo l'inserimento di un titolo di viaggio, sono malfunzionanti e restano sempre aperti. Si vede che in molti conoscono il segreto di quei tornelli perché, davanti ai nostri occhi, almeno dieci persone sono passate proprio da lì senza utilizzare alcun biglietto.

Fuori uso anche il 60% dei percorsi d'uscita dalla metropolitana. La maggior parte dei cancelletti è vietata con catenelle di plastica rosse e bianche che segnalano la necessità di passare altrove. La questione appare di primaria importanza perché anche attraverso quei cancelletti dovrebbe essere garantita una rapida via di fuga in caso di emergenza, ma se quei percorsi sono inibiti, anche la sicurezza va a farsi benedire.

Provocano indignazione, ma anche tenerezza, i cartelli scritti a penna su fogli A4, attaccati con lo scotch in vari punti della stazione. Sono indicazioni destinate ai turisti per consentire loro di individuare il percorso giusto verso il porto oppure verso via Medina o piazza Municipio. L'indignazione sgorga di fronte all'idea che non sia stata prevista una segnaletica ufficiale e ben fatta dall'amministrazione o dall'Anm; la tenerezza nasce dall'immagine di un addetto alla stazione che, per andare incontro alle esigenze dei turisti, ha cercato di colmare la lacuna in questo modo artigianale.
Anche gli unici due bagni a disposizione prima del transito ai tornelli sono vietati. Sia quello degli uomini che quello delle donne sono fuori uso, ormai da molti mesi.

La stazione Municipio custodiva una delle più belle opere del Metrò dell'arte, realizzata dall'artista israeliano Michal Rovner: si tratta di una videoinstallazione grazie alla quale su alcuni elementi disegnati sul muro (un Vesuvio, una serie di case e alberi) è possibile vedere persone in movimento. Anzi "era" possibile. Perché da anni i proiettori sono spenti e l'opera è ridotta solo a qualche disegno appena accennato sul muro.

Quei proiettori adesso sono stati addirittura rimossi. Addio opera d'arte nel metrò dell'Arte. Quell'installazione di Rovner è costata quasi mezzo milione (488.281 euro, per la precisione): siamo certi che debba essere nascosta a napoletani e turisti? Siamo sicuri che non sia necessario fare qualcosa?
 

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