Turismo, a Napoli ripresa lenta. Gli albergatori: ​«Poca chiarezza sul Green pass»

Turismo, a Napoli ripresa lenta. Gli albergatori: «Poca chiarezza sul Green pass»
di Valerio Iuliano
Giovedì 1 Luglio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 21:41
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Il green pass europeo vedrà la luce ufficialmente oggi. La certificazione verde Covid 19 consente ai residenti nell’Unione Europea di viaggiare liberamente all’interno dei paesi Ue. Per gli operatori turistici è una buona notizia e forse la prima possibilità concreta di ripresa del settore, dopo la drammatica crisi scaturita dalla pandemia. Tuttavia sul green pass sussistono ancora alcuni dubbi e la confusione normativa regna sovrana. Fino a ieri, i turisti stranieri in città erano ancora pochissimi. La certificazione verde favorirà il graduale ritorno di quelli dei paesi dell’Unione. 

Per ottenerlo occorre essere in possesso della certificazione di avvenuta vaccinazione con le due dosi, a partire da 15 giorni dopo il richiamo. Mentre per gli italiani, finora, è sufficiente la prima dose, sempre a 15 giorni di distanza dalla somministrazione. Per il green pass ci sono anche altre due possibilità, ovvero la certificazione di avvenuta guarigione dal Covid o quella di un tampone negativo nelle 48 ore precedenti. Il green pass viene revocato subito in caso di contagio. I controlli non riguarderanno gli albergatori. «I gestori delle strutture ricettive - spiegano da Federalberghi - non solo non sono obbligati a verificare il green pass di ogni cliente, ma non sono legittimati a tale tipo di controllo. Per soggiornare nelle strutture ricettive le norme vigenti non richiedono il possesso del green pass. Le certificazioni verdi possono essere utilizzate esclusivamente in alcuni specifici casi, tra i quali non rientra il soggiorno presso le strutture ricettive». I turisti provenienti dai Paesi Ue, dunque, non dovranno esibire il green pass ai titolari dell’albergo. Ma ci sono delle eccezioni per le strutture che ospitano cerimonie. «Se facciamo un matrimonio - spiega Sergio Maione, patron del Grand Hotel Vesuvio - dobbiamo chiedere la certificazione a tutti gli invitati, che devono dimostrare di essere stati vaccinati o di essere guariti dal Covid o di aver fatto un tampone negativo nelle 48 ore precedenti.

Questo discorso vale per tutte le cerimonie. Non sappiamo i motivi di questa differenza rispetto a coloro che frequentano solo l’albergo. Certamente tutto questo crea problemi ma, al momento, non ci sono alternative. Quello che ci complica la vita ora è anche il fatto che la Campania è l’unica regione in cui vige l’obbligo di mascherina. C’è il pericolo che i turisti si scoraggino e scelgano altre regioni. Nel mese di giugno abbiamo registrato un numero di presenze pari al 20% della capienza. A luglio potremmo arrivare al 30%». 

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Federalberghi conferma un numero di presenze, a giugno, che si aggira intorno al 20%. E l’auspicio è quello di arrivare al 50% in estate, anche grazie al green pass. «È un passo fondamentale per la ripartenza del turismo - sottolinea il presidente di Federalberghi Antonio Izzo - perché ci saranno meno timori nel viaggiare. Abbiamo già prenotazioni di stranieri, in particolare di tedeschi, francesi e spagnoli. Per i ricevimenti, il ruolo degli albergatori è più attivo. È indubbio che si tratti di una complicazione, ma questo consentirà, ad esempio, di sposarsi alle coppie che attendono da un anno e mezzo». 

Secondo Costanzo Jannotti Pecci, patron dell’Hotel Britannique e di Palazzo Caracciolo, «per le città d’arte come Napoli è ancora presto per parlare di ripartenza. A Palazzo Caracciolo registriamo 30 punti percentuali in meno rispetto a luglio 2019, ma una crescita di circa 35 punti su luglio 2020. Gli stranieri si sono dimezzati». Anche nei bed and breakfast si registrano tante difficoltà. «Accade spesso - spiega il presidente delll’Abbac Agostino Ingenito - che le scelte dei turisti cambino all’ultimo minuto a causa delle varianti, con cancellazioni in extremis. Gli operatori si trovano sempre nell’incertezza sull’arrivo o meno dei clienti». 

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