La città degli under 40: «Trasporti e internet, Napoli riparta da qui»

La città degli under 40: «Trasporti e internet, Napoli riparta da qui»
di Valentino Di Giacomo
Sabato 20 Febbraio 2021, 09:54 - Ultimo agg. 15:02
5 Minuti di Lettura

«Napoli è una città unica, che ti offre tantissime esperienze che magari altrove sono impensabili, ma è pure una città difficile per noi giovani perché sono troppe le difficoltà da sormontare ogni giorno a cominciare dai trasporti e dai servizi». Lucrezia Calenda, 18 anni, è ormai in procinto di diplomarsi in uno dei plessi più prestigiosi della città quale il liceo classico Umberto. Nella storica scuola la giovane ricopre da 3 anni anche la carica di rappresentante d'istituto, un titolo che forse offre molta notorietà ma soprattutto tante responsabilità.


Ricopre un ruolo che denota un interesse non solo per il suo percorso di studi, ma anche per ciò che le sta intorno. Fuori dalla scuola che Napoli immagina tra qualche anno visto che nei prossimi mesi si terranno le elezioni per il futuro sindaco?
«Ci sono due aspetti su cui mi soffermerei da mettere in cantiere per la città del futuro e sono entrambi dettati dalle esperienze del pre-pandemia e di questo periodo così difficile che ancora viviamo».


Cioè?
«Prima dell'emergenza covid avrei detto che il primo problema da risolvere a Napoli sono i trasporti: per troppe mattine, recandomi a scuola con i mezzi pubblici, ho avuto problemi da questo punto di vista.

Autobus e metropolitane sono spesso in ritardo, il più delle volte non ci si può neppure regolare in una scelta per arrivare prima a destinazione perché nemmeno il tempo di ritardo è quantificato correttamente dai tabelloni presenti alle fermate (quando sono presenti e funzionanti) e alle stazioni. Questo sarebbe uno dei primi punti concreti da affrontare per migliorare la vivibilità di studenti e lavoratori che al mattino si spostano con i mezzi pubblici. Altrimenti poi non ci si può lamentare se tante persone utilizzano l'auto privata e incidono su traffico e smog: nella maggior parte dei casi è un'esigenza dettata proprio dai disservizi».


E l'altro punto a cui faceva riferimento?
«La modernizzazione digitale. La pandemia ha mostrato a tutti quanto nel nostro Paese esista un vero e proprio digital divide e l'ho riscontrato soprattutto parlando con alcuni amici che vivono fuori dalla nostra Regione. Da mesi siamo costretti alla didattica a distanza ma le connessioni ad internet o non sono stabili o sono troppo lente, un problema ancor più evidente oggi».


In che senso?
«Da un po' facciamo didattica mista: una metà della classe fa lezione da casa e l'altra in classe. Nella mia scuola sono fortunata perché non siamo molti studenti e le connessioni riescono a reggere, ma so delle tante difficoltà che ci sono in tante altre scuole che non riescono a reggere il carico in questa modalità. La scuola comunque andrebbe ripensata insieme a tante regole se si vuole guardare al futuro».


A partire da quali regole?
«Penso alle restrizioni che ci sono che troppo spesso non riusciamo a comprendere. Finché eravamo nel pieno del lockdown era tutto comprensibile perché non si poteva andare a scuola ma non si poteva neppure uscire, ora invece ci mettono tante limitazioni per fare lezione e poi il pomeriggio sono libera di poter andare ad un bar o a in un locale con un'amica. Non andare a scuola ci sta facendo soffrire, ma soprattutto è ancor più difficile quando non se ne comprendono appieno le ragioni».


Non crede a quando si dice che proprio dai più giovani e dalle scuole si ripartano la maggior parte dei contagi?
«Visto che mi sta chiedendo della città che vorrei, ecco mi piacerebbe pure una città che non faccia accuse così generalizzate. Io sono consapevole che tanti ragazzi magari non rispettano le regole, ma di adulti in giro senza mascherine ne vedo tantissimi. Siamo quelli che più stanno subendo questo periodo e siamo pure i più accusati di non rispettare le regole».


A proposito di rispetto delle regole, soffre per la criminalità che c'è in città soprattutto da parte delle baby-gang che impazzano nelle nostre strade?
«Credo che anche la sicurezza debba essere un'altra delle priorità da mettere in agenda per il futuro sindaco. Sono stata in vacanza con i miei genitori a New York e lì vedevamo ad ogni angolo una pattuglia della polizia anche nei quartieri più malfamati. Soprattutto di sera, per me che sono una ragazza, ho paura se sono sola in strada. E ora è pure peggio da quando c'è la pandemia perché c'è meno gente e le strade vuote fanno ancora più paura di quelle piene. Abbiamo tanti piccoli problemi che però, messi insieme, fanno sì che questa sia una città difficile da vivere».


Si interessa di politica visto che è rappresentante di classe?
«Me ne interesso, ma devo dire che il quadro politico italiano è così confuso che ormai si capisce ben poco di chi sta da una parte e chi dall'altra».


E dell'attuale sindaco di Napoli che idea si è fatta?
«Credo si sia impegnato, ma avrebbe potuto fare molto di più».


E lei cosa farà da grande?
«A scuola ho dato vita al giornalino dell'istituto, si chiama The Voice, forse proprio il giornalismo potrebbe essere una strada da percorrere. Credo però che il prossimo anno mi iscriverò ad una facoltà economica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA