Palazzo Reale di Napoli, ancora rifiuti nei giardini vietati ai cani

Il 23 gennaio la sentenza del Tar della Campania

Rifiuti nei giardini di Palazzo Reale
Rifiuti nei giardini di Palazzo Reale
di Gennaro Di Biase
Domenica 24 Dicembre 2023, 10:00 - Ultimo agg. 15:59
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Stando alle prove fotografiche, i cani non c'entrano con lo stato di incuria dei giardini. Dopo i sit-in e la mobilitazione successiva al divieto d'accesso per i cani nello spazio verde di Palazzo Reale, il degrado dell'area viene documentato da diversi scatti: testimonianze raccolte dal deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Borrelli e dalla consigliera Regionale Roberta Gaeta: «Abbiamo ricevuto diverse fotografie da parte dei fruitori dei giardini di Palazzo Reale, prove che testimoniano lo stato di degrado in cui versano dicono. Rifiuti di ogni genere sotto le panchine, cartacce e buste di plastica abbandonate nei viali, cestini gettacarte stracolmi. Indice che l'inciviltà regna sovrana e la cura dei giardini è a dir poco inadeguata. Il tutto accade a poco tempo di distanza dalla scelta del direttore di Palazzo Reale, Mario Epifani, di tenere fuori i cani e i loro padroni dai giardini. Come se i responsabili del degrado fossero loro. I fatti confermano che i cani non c'entravano niente e che gli incivili continuano a insozzare l'area. 

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Il direttore smetta di scaricare le sue responsabilità sugli altri e riapra subito i giardini ai cani creando uno spazio a loro dedicato». Ieri mattina, insieme a Francesca Cicatelli e Gerardo Ausiello dell'associazione Qua la zampa che hanno promosso la manifestazione per la riapertura dei giardini reali agli animali domestici, Borrelli e la Gaeta si trovavano all'ingresso del Palazzo, che è ancora off-limits per i cani.

Almeno per altri 30 giorni: «Attendiamo che il prossimo 23 gennaio il Tar si esprima sul nostro ricorso - spiega Francesca Cicatelli - chiarendo finalmente se sia ammissibile o meno l'accesso dei nostri amici a quattro zampe. Attendiamo ancora che il direttore risponda ai nostri quesiti, così come lo stesso Tar aveva disposto». 

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