Sport a Napoli, stop convenzioni: a rischio le mini-società

L'assessore allo sport: «Si ripartirà pagando il pregresso e con i bandi che terranno conto della storicità dell'impianto»

A rischio le mini-società sportive
A rischio le mini-società sportive
di Gianluca Agata
Venerdì 23 Giugno 2023, 12:00
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Bandi, mutui, contributi a fondo perduto e la Napoli dello sport che fa? Sta a guardare, un po' come nella tavola imbandita di “Signori si nasce”. Treni che passano, occasioni che sfuggono in un settore, lo sport, che ha una rilevanza sociale altissima. Le società che regalano medaglie e lavorano sul territorio, infatti, sono tutte, o quasi, abusive. Scaduti, e mai rinnovati i termini di concessione con il Comune. Senza titolo non si possono presentare documenti né accendere mutui presso il Credito Sportivo. Nel bando che scade il 19 luglio ci sono 60 milioni inaccessibili.

Negli anni ogni società ha avuto in concessione locali per meriti sportivi, sociali, amicizie etc.

Pressata dalla Corte dei Conti, nel 2016 una delibera di Giunta dichiarò di rilevanza economica (depennando il sociale) la maggior parte di palestre e piccoli impianti. Risultato: canoni ricognitivi (assegnati in precedenza per il valore sociale dell'attività sportiva) disconosciuti e fitti moltiplicati per dieci. Le associazioni sportive hanno continuato a pagare i canoni originari diventando morosi per la differenza della cifra, sostenendo gestione ordinaria, straordinaria e continuando il lavoro sociale. Anno dopo anno sono diventati così occupanti senza titolo.

«Le Amministrazioni si trincerano dietro la Corte dei Conti e la necessità di risolvere le morosità, ma mi chiedo: la Corte dei Conti non punta il dito sull'omesso controllo che porta alla vandalizzazione degli impianti?». La denuncia è di Aldo Castaldo, presidente del Comitato Regionale della Federginnastica e della Ginnastica Campania 2000, un'oasi per la disciplina a Fuorigrotta. «Con il bando in scadenza potrei investire 100mila euro nella palestra e invece, non posso parteciparvi. Io come altri». Alle difficoltà delle concessioni si aggiunge la differenza di competenze. Alcuni impianti dipendono dallo Sport, altri dal Patrimonio come il Kodokan o la Star Judo di Maddaloni. «Da anni lavoriamo a piazza Carlo III svolgendo un'opera sociale in trincea - afferma Peppe Marmo del Kodokan - ma ci siamo visti decuplicare i fitti in nome di una rilevanza economica che non esiste». E Franco Porzio (Acquachiara) aggiunge: «Ci siamo accollati sempre spese non di nostra competenza. Vogliamo trovare un terreno comune. Serve per ripartire. Altrimenti è morte certa». L'assessore allo sport, Emanuela Ferrante, indica la rotta per uscire dal guado: «Si ripartirà pagando il pregresso e con i bandi che terranno conto della storicità dell'impianto. C'è clima di collaborazione». L'assessore al Patrimonio Pier Paolo Baretta aggiunge: «Stiamo lavorando ad una regolarizzazione di tutte le associazioni, sportive, educative, religiose che hanno una finalità sociale attraverso forme di mediazione e conciliazioni delle loro pendenze. In questo modo riusciamo a sbloccare tutto il passato e ripartire». Sul come dare un valore economico alla rilevanza sociale in fase di transazione punta anche il presidente della Commissione Sport del Comune Gennaro Esposito: «Oggi c'è lo schema legislativo e le pronunce del Tar per indicare gli impianti sportivi non più come appalti di servizi ma concessioni di beni considerandone rilevanza sociale per il territorio». 

La buona notizia arriva dall'imminente chiusura dell'accordo del Comune sulle Piscine della Legge 219. La Scandone e le piscine costruite nel post terremoto passeranno tutte in carico al Coni e da queste alla Federnuoto che le gestirà. La Scandone diventerà un centro federale. La Fin pagherà il debito contratto dalle società nei confronti del Comune. 

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