Arrestato il sindaco di Marigliano: è accusato di voto di scambio con la camorra

Arrestato il sindaco di Marigliano: è accusato di voto di scambio con la camorra
Martedì 21 Luglio 2020, 09:03 - Ultimo agg. 15:19
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Un'ordinanza cautelare di custodia in carcere è stata eseguita dai carabinieri nei confronti di Antonio Carpino, avvocato penalista e sindaco in carica del Comune di Marigliano, e di Luigi Esposito, detenuto in regime di 41bis. Secondo quanto si apprende da una nota del comando provinciale sono ritenuti gravemente indiziati, in concorso tra loro e con i collaboratori di giustizia Cristiano Piezzo, Massimo Pelliccia e Tommaso Schisa, del reato di «scambio elettorale politico-mafioso» e anche di «corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso», commessi a Marigliano, dall'ottobre 2014 al giugno 2015.

I militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione al provvedimento emesso dal Gip. dei Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

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«La notizia dell'arresto di Carpino ci colpisce duramente: nessuno avrebbe immaginato i fatti che lo hanno determinato. Abbiamo totale fiducia nella magistratura e siamo certi che svolgerà con rapidità il suo lavoro di approfondimento delle accuse, anche alla luce della ricostruzione dei fatti che il sindaco Carpino, come pure auspichiamo, fornirà». Così in una nota il Pd Napoli. 



Sarebbe stato proprio lui,  Carpino, all'epoca aspirante sindaco di Marigliano, ad avvicinare la camorra locale per chiedere i voti dei cittadini del quartiere Pontecitra sia per le primarie dell'8 marzo 2015, sia per le amministrative del 31 maggio e 14 giugno 2015. La circostanza emerge dagli atti dell'inchiesta della Dda di Napoli e dei carabinieri di Castello di Cisterna che oggi hanno notificato le due misure cautelari in carcere emesse dal gip Egle Pilla. In cambio di questo «favore» l'attuale sindaco di Marigliano avrebbe, secondo gli inquirenti, promesso denaro e altre «utilità» ai camorristi; in particolare il penalista Carpino, sempre secondo gli investigatori, avrebbe promesso di costituire una cooperativa di ex detenuti in cui assumere le persone che i suoi interlocutori gli avrebbero indicato, assicurando, contestualmente anche contratti d'appalto comunali agli imprenditori graditi a Esposito e Cristiano Piezzo (capo del clan dei cosiddetti Mariglianesi, ndr) in quanto vittime delle loro richieste estorsive. Dall'attività investigativa, inoltre, sarebbe emerso che l'aspirante sindaco avrebbe versato ai due esponenti di spicco della camorra locale 10mila euro in due tranche, consegnate prima delle consultazioni e dopo l'elezione.

Il tutto avviene in un periodo temporale, la prima metà del 2015, in cui a Marigliano le varie anime della camorra, secondo la Dda, erano alleate e rappresentata da tre uomini, Luigi Esposito, detto «ò sciamarro», Massimo Pelliccia, ex cognato di Esposito, e Cristiano Piezzo. L'intreccio tra politica e clan, emerge nell'ambito delle indagini sulla criminalità organizzata locale che, nella seconda metà del 2015, vedrà la rottura delle alleanze e il successivo scontro armato tra due fazioni: il clan dei Napoletani-Mazzarella (capeggiato da Cristiano Piezzo) e dei cosiddetti «cafoni», guidato da da Luigi Esposito «ò sciamarro». Gli intrecci tra la camorra e l'aspirante sindaco vengono riferiti anche da alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali figura anche lo stesso Cristiano Piezzo e il genero di Esposito, Tommaso Schisa. Ed è proprio sulla base di queste dichiarazioni che le indagini riprendono. In merito alla cooperativa, che sarebbe stata una garanzia per gli affari illeciti dei clan, riferisce il collaboratore di giustizia Raffaele Aurelio (che in periodi diversi ha militato sia nelle fila di Esposito, sia in quelle capeggiate da Piezzo), rispondendo alle domande degli inquirenti, il 26 maggio 2016: «…era chiaro che nella cooperativa avremmo dovuto essere assunti noi del gruppo… questa cooperativa era importante perché serviva a fornirci una copertura nei confronti di Carabinieri e Procura per il denaro e i beni che avevamo…».

A Carpino, incensurato, è stata disposta la misura cautelare più afflittiva, in considerazione dell'attualità del pericolo di recidiva: la considerazione nasce dalla possibilità di una sua ricandidatura alle prossime amministrative.

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