I due fratelli, ormai scoraggiati, avevano chiuso anche la loro attività per tutelare la loro incolumità ma anche quella dei loro dipendenti. Dopo la denuncia presentata alla polizia hanno riaperto e ora stanno lavorando regolarmente. Tutto ha avuto inizio nel mese di maggio dello scorso anno quando i due fratelli sono convocati al cospetto del capo del clan Brunetti, quello che fa capo alla paranza dei bimbi. La richiesta è precisa. Gli uomini del clan dicono a due fratelli che quella zona della città - il rione Maddalena - è sotto la loro influenza e chiedono un pizzo di 10mila euro; cifra poi ridotta, dopo una trattativa, a cinquemila.
Passano pochi mesi e gli uomini del clan Brunetti finiscono in galera. Così dopo alcuni giorni ai due fratelli si presentano gli uomini del clan Mazzarella e chiedono un pizzo di tremila euro.
Non trascorre moltissimo tempo che tornano a bussare gli esponenti del clan Brunetti che allontanano i Mazzarella. «Questa è zona nostra», dicono ai due esercenti e chiedono un' altra rata di pizzo. A questo punto i due commercianti, che hanno sborsato più di diecimila euro, presi dallo sconforto abbassano la saracinesca del loro esercizio ma si presentano al locale commissariato di polizia per raccontare quanto accaduto. Viene avviata una rapidissima indagine coordinata dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, Henry John Woodcock al termine della quale il gip Sabella ha emesso otto ordinanze di custodia cautelare in carcere (quattro persone erano già in carcere per altre vicende). Ad indagare sono stati gli agenti della squadra mobile, coordinati dal dirigente Luigi Rinella, e dal dirigente del commissariato «Vicaria-Mercato», diretto da Francesco Licheri.