Boscoreale, operaio cade dal balcone e muore: cercava di entrare in casa dell'ex moglie

Boscoreale, operaio cade dal balcone e muore: cercava di entrare in casa dell'ex moglie
di Dario Sautto
Sabato 5 Novembre 2022, 23:03 - Ultimo agg. 7 Novembre, 07:21
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Sottoposto al divieto di avvicinamento all’ex moglie e ai figli, venerdì sera si è arrampicato al secondo piano per fare irruzione in casa della donna, ma ha perso l’equilibrio ed è precipitato su una tettoia sottostante, morendo sul colpo. Nello stesso modo, nella mattinata era riuscito a entrare nell’abitazione per minacciarla e i carabinieri lo avevano arrestato ma, come prevede la legge, era stato rilasciato di pomeriggio, perché già sottoposto all’altra misura cautelare. Nel controsenso del «codice rosso», in meno di dodici ore il presunto marito violento aveva ottenuto una seconda opportunità per incontrare, spaventare e forse fare del male all’ex moglie, ma è stato lui a perdere la vita. Lei, temendo il suo ritorno, non era neanche in casa. Domenico Aiello, operaio 62enne di Boscoreale con piccoli precedenti alle spalle, è morto così, battendo violentemente la testa sulla piccola piattaforma d’asfalto che copre il portone di una palazzina bianca di via Guastafierro, nel centro storico della cittadina vesuviana che venerdì era sferzata dalla pioggia. Un volo di cinque metri che gli è stato fatale: inutili i soccorsi, con il personale medico giunto sul posto che ha potuto solo constatarne il decesso. 

Fosse riuscito a entrare in casa, Aiello non avrebbe trovato nessuno. Dopo l’irruzione di primo mattino, infatti, l’ex moglie, 61enne, aveva deciso di andare da alcuni familiari, perché temeva che lui ritornasse alla carica. Da poco meno di un anno – era il 28 novembre 2021 – Domenico Aiello non poteva più frequentare quell’abitazione, né incontrare la moglie e i due figli ormai adulti (hanno più di trent’anni) perché il giudice aveva disposto per lui il divieto di avvicinamento nei confronti di chi lo aveva denunciato per il reato di maltrattamenti in famiglia.

La donna aveva raccontato alle forze dell’ordine una storia lunga dieci anni di violenze e soprusi tra le mura domestiche, con botte e umiliazioni continue, ma anche minacce con tanto di coltellaccio da cucina in mano. Accanto a lei c’erano i due figli maggiorenni, che avevano voluto accompagnare la madre alla stazione dei carabinieri di Boscoreale per denunciare e confermare quell’inferno. Aiello - raccontarono in sede di denuncia i familiari – faceva uso di alcol e, da ubriaco, sfogava la sua violenza contro i suoi familiari. La Procura di Torre Annunziata – procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Bianca Maria Colangelo – prese immediatamente in carico la denuncia e chiese l’applicazione di una misura cautelare, firmata nel giro di poche ore dal gip del tribunale oplontino. Da allora la situazione aveva preso una sua normalità, l’operaio sembrava aver accettato la decisione del giudice trasferendosi altrove e tenendosi lontano dalla zona di via Guastafierro. 

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Venerdì, a un anno dalla denuncia, il 62enne è tornato alla carica. Impossibile sapere cosa sia scattato nella sua mente, cosa volesse dimostrare con quell’irruzione. Fatto sta che in mattinata è riuscito ad arrampicarsi fino al secondo piano, entrando in casa attraverso una finestra aperta. L’ex moglie ha chiamato subito i carabinieri che lo hanno arrestato, portato in caserma e rilasciato. Il secondo tentativo si è trasformato in tragedia, probabilmente anche a causa della pioggia che ha reso scivolosa la presa. Sul posto sono subito giunti i carabinieri della stazione di Boscoreale e il pm di turno alla Procura di Torre Annunziata (coordina le indagini il sostituto procuratore Matteo De Micheli) che dopo il sopralluogo ha disposto il sequestro della salma, trasferita all’obitorio del cimitero di Castellammare di Stabia in attesa dell’autopsia. Testimoni sul posto hanno confermato che in casa in quel momento non c’era nessuno e che Domenico Aiello si sarebbe arrampicato e sarebbe caduto da solo. Gli esami tossicologici sulla salma del 62enne serviranno a capire se, come sospettano gli inquirenti, Aiello fosse ubriaco, una condizione che potrebbe aver contribuito a fargli perdere l’equilibrio ma che, se il blitz gli fosse riuscito, avrebbe potuto alimentare chissà quali manifestazioni di violenza nei confronti dei familiari. 

 

Una morte che forse poteva essere evitata, ma che è legata a un buco nella norma che applica il «codice rosso» e che permette l’immediato arresto di chi viola i divieti, ma obbliga in maniera altrettanto immediata il rilascio dell’arrestato. Un vero controsenso, quando si parla di violenza di genere e pericolo di reiterazione del reato. Solo successivamente, il magistrato può chiedere eventualmente un aggravamento della misura cautelare che passa attraverso il vaglio di un giudice. 

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