Abbattuto stamattina l'altarino in via Onorato Fava, a due passi dalla parrocchia di San Giovanni Bosco, dedicato a Carmela Aieta, parente dei boss dell'Alleanza di Secondigliano. È il primo altarino ad andare giù di undici edicole votive ubicate nei quartieri cittadini del Vasto-Arenaccia e di San Carlo Arena, riconducibili a persone già condannate per delitti di criminalità organizzata di tipo mafioso associazione e indiziate di partecipazione al cartello criminale egemone in città. Nei prossimi giorni - secondo un cronoprogramma già stilato dal Comune - saranno abbattuti anche gli altri dieci altarini, tra questi anche uno che è sorto su un'opera di rilievo storico come l'acquedotto romano dei Ponti Rossi. Gli operai hanno proceduto agli abbattimenti sotto la stretta sorveglianza dei carabinieri del comando provinciale di Napoli e della polizia municipale.
Il decreto di abbattimento, prevalentemente per altarini dedicati a personaggi legati al clan Contini, è partito due mesi fa da un'indagine avviata già lo scorso anno a seguito del sequestro di tre statue sacre del Seicento originariamente collocate nella Chiesa Santissima Maria del Rosario di via San Giovanni e Paolo. Sono le tre statue - che grazie ad un'inchiesta del nostro giornale - sono state rinvenute dai carabinieri nella disponibilità delle famiglie mafiose Mallardo-Bosti-Contini, nel palazzo della suocera dei boss dell'Alleanza di Secondigliano, Ninella Aieta.
Da quella indagine sulle statue del '600, che ha messo in luce anche torbidi rapporti tra pezzi di clero e pezzi di camorra, è stato poi possibile risalire a tutta la distorta vocazione degli appartenenti al sistema dei clan.