Camorra in ospedale a Napoli, medici e infermieri costretti a pagare il parcheggio: «Altrimenti bucavano le ruote»

Camorra in ospedale a Napoli, medici e infermieri costretti a pagare il parcheggio: «Altrimenti bucavano le ruote»
Mercoledì 23 Febbraio 2022, 16:18 - Ultimo agg. 24 Febbraio, 07:15
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«In occasione di determinate funzioni religiose nella cappella dell'ospedale, nel parcheggio dovevano pagare anche i medici e gli infermieri». A parlare è il collaboratore di giustizia Teodoro De Rosa, che risponde alle domande degli inquirenti dei carabinieri e della Dda di Napoli nell'ambito delle indagini sulle edicole votive riconducibili al cartello criminale chiamato Alleanza di Secondigliano.

Il pentito riferisce, con dovizia di particolari, uno spaccato nel quale si evince in maniera chiara come la criminalità organizzata abbia strumentalizzato a proprio favore, in certi quartieri di Napoli, la fede religiosa, anche in un ospedale. Va ricordato che la Procura di Napoli, nell'ambito delle indagini che si conclusero, nel giugno 2019, con un maxi blitz in cui vennero eseguiti 126 arresti, fece emergere lo strapotere del clan Contini (una delle componenti più blasonate dell'Alleanza di Secondigliano), nell'ospedale San Giovanni Bosco di Napoli.

De Rosa, riferisce agli inquirenti, che i sanitari «...pagavano e basta...» altrimenti «...il rischio era che venissero bucate le ruote... sia nel parcheggio interno all'ospedale, sia in quello esterno, abusivo...».

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De Rosa parla anche del ruolo della mamma delle sorelle Aieta, spostate con tre importanti boss dell'Alleanza di Secondigliano, e cioé Patrizio Bosti, Francesco Mallardo ed Eduardo Contini. È lei, dice il pentit», a tenere i rapporti con i preti. È lei, ancora, continua De Rosa, che «...gestisce direttamente il giro dei soldi raccolti in occasione di qualsiasi funzione, come battesimi, matrimoni, comunioni. Inoltre, la donna, avrebbe tenuto in gestione, per un lungo periodo, tre statue del '600 che, per circa 400 anni, sono state custodite nella chiesa della Maria Santissima del Rosario di Napoli, secondo un sacerdote ascoltato dagli investigatori »legate ad una forte tradizione popolare« e, secondo gli inquirenti, adoperate per evocare il potere criminale, attraverso »l'uscita delle statue dalla roccaforte del clan Contini e Bosti... per avviarsi alla processione annuale della Madonna del Rosario molto partecipata dalla popolazione del quartiere«. Sulla base delle teche di due delle tre statue, quelle raffiguranti San Domenico e Santa Rosa (la terza raffigura la Madonna del Rosario, ndr), vi erano state impresse delle targhe con le frasi “a devozione Anna e Franco Mallardo 15.10.1995” e “a devozione Rita e Patrizio Bosti 15.10.1995”. 

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