Campania area gialla, ecco il dossier dei Nas al ministro: malati in auto e pochi medici

Campania area gialla, ecco il dossier dei Nas al ministro: malati in auto e pochi medici
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 12 Novembre 2020, 08:30
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Al Cardarelli e al Cotugno hanno trovato le scene peggiori, le situazioni di maggiore criticità, mentre un po' dappertutto c'è un problema di risorse umane: nel senso che mancano anestesisti, mancano medici, personale infermieristico, finanche amministrativi in grado di inserire i dati, aggiornare archivi, spedire gli atti a chi di dovere.

Sono queste le difficoltà riscontrate nel corso della mission napoletana dei carabinieri del Nas e della task force del Ministero della Sanità. Criticità e contraddizioni destinate a finire in un report da spedire al Ministero, che dovrà poi valutare l'opportunità di indirizzare eventuali segnalazioni in Procura, alla Corte dei Conti o ai singoli organi amministrativi che gestiscono gli ospedali sul territorio. Ma proviamo a capire su cosa batteranno gli ispettori, dopo aver monitorato il lavoro e l'accoglienza in quattro strutture ospedaliere cittadine.

Come è noto, lunedì e martedì la task force si è recata al Monaldi e al Cotugno, al Cardarelli e all'ospedale del Mare, con un obiettivo non dichiarato ma fin troppo facile da intuire: quello di verificare l'aderenza dei dati spediti a Roma dalla regione Campania, in un flusso di informazioni che determina il colore della nostra emergenza, il volto del nostro territorio, il ritmo di quel che resta della nostra economia e della vivibilità quotidiana. 

 

La storia è nota: se la Campania è gialla, dipende anche dalle informazioni legate al numero di posti letto disponibili, a partire dalle terapie intensive, oltre che al rapporto tra positivi al coronavirus e risorse da mettere in campo in questi giorni. Dati che fanno la differenza tra la Campania e altre regioni (bollate come rosse), come appare evidente anche dalla nota diramata ieri dal presidente della regione Vincenzo De Luca, proprio in materia di terapia intensiva.

Numeri freddi, proviamo a capire di che si tratta. Scrive la Regione: «Si comunica che nella settimana del 2-8 novembre la percentuale di occupazione dei posti di terapia intensiva su scala regionale è del 27%. L'indicatore di occupazione dei posti letto di terapia intensiva è dato dal rapporto tra il tasso giornaliero di pazienti Covid ricoverati nel giorno indice sul numero di posti letto totali di terapia intensiva attivi nel giorno indice moltiplicato per 100». Uno scioglilingua. Quindi? Che significa questa stima? Basta tenere presente un dato, per capire cosa vogliono dire queste poche righe: la soglia di allarme (uno degli indizi decisivi a trasformare la regione in zona rossa) è al trenta per cento di posti di terapia intensiva occupati su scala regionale, quanto basta a prevedere lo sbocco dei prossimi giorni. È attorno alla prossima valutazione delle terapie intensive (oltre che per i posti di degenza ordinaria) che si fonda la manovra di contenimento da adottare a stretto giro. Se si riduce il numero di posti disponibili in terapia intensiva, finiamo tutti in zona arancione o rossa. Ma torniamo alla due giorni napoletana di carabinieri e ispettori della Sanità. Quali sono i punti segnalati nella relazione? 

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Hanno trovato file di auto all'ingresso del Cotugno e hanno anche registrato il via vai di bombole di ossigeno per curare pazienti rimasti nei veicoli in sosta. Scene note ai napoletani, puntualmente rappresentate in questi giorni da giornali e social media. E non è l'unico nodo da sciogliere. Al Cardarelli preoccupa la mancanza di anestesisti, mentre in questi giorni si è provveduto a spostare personale infermieristico dal San Giovanni Bosco (destinato a riaprire come ospedale Covid, rinunciando al pronto soccorso) all'ospedale del Mare. Ma restiamo al Cardarelli. Vengono definite critiche le condizioni di oltre cento degenti in zona pre triage (che era stata allestita a fianco dell'ingresso principale), ma anche altre cento pazienti in zona pronto soccorso. Parliamo dell'ospedale in cui si è registrato il decesso di un paziente malato di covid (ne parliamo in un altro servizio), in uno scenario da collasso annunciato per l'occupazione dei posti letto. Scene da incubo, anche alla luce di quanto emerge da un video diffuso ieri attraverso i social, con il corpo di un paziente deceduto in bagno, mentre altri malati sono in attesa di cure tra lettini e barelle ammassate.

Un monitoraggio seguito dai carabinieri del Nas, agli ordini del comandante Vincenzo Maresca, che sembra fornire conferme degli sforzi messi in campo in questi mesi, ma anche dei punti deboli della sanità regionale. Facile immaginare che gli ispettori si siano soffermati su un altro retroscena legato alla variante dei «posti letto disponibili»: una voce che fa i conti per lo più con il rapporto di convenzione tra cliniche private e la regione Campania. Come a dire: sulla carta ci sono decine o centinaia di posti letto, ma non tutti sono immediatamente agibili, non tutti possono essere usati per il contrasto dei casi più gravi di contagio. Materia destinata all'attenzione del Ministro, cui spetta l'onore di segnalare eventuali anomalie a dirigenti, ragionieri contabili o inquirenti.

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